Secondo l’Eurostat, il 98% degli italiani studia due lingue. Il problema è che poi non le sanno parlare. E, infatti, se tutti studiano l’inglese (ma anche il francese o tutti e due) fin da piccoli, solo il 16% di loro lo padroneggia, mentre il 40% sa solo l’italiano.
Gisella Langè, ispettore tecnico del Miur, consulente per le lingue straniere e l’internazionalizzazione è comunque soddisfatta: “È il segno che si stanno muovendo molte cose e che sta aumentando l’esposizione degli studenti alle lingue straniere, come dimostra il successo dei partenariati, dei programmi di scambio e dei gemellaggi”.
L’Italia ha inserito insieme ad altri 14 Paesi, l’inglese come lingua obbligatoria a partire dai 6 anni, quindi dov’è che l’ingranaggio s’inceppa? Proprio sul metodo d’insegnamento.
“Le lingue dovrebbero essere strumento per apprendere, prima che oggetto di studio, utilizzando brevi testi, adatti all’età: un fumetto, una recensione, un brano critico nell’idioma originale” spiega Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia generale alla Bicocca di Milano.
Via quindi l’insegnante che parla in classe in italiano e ti dà da fare i compitini con le frasette per casa: bisogna esercitarsi a parlare, a conversare in inglese, come i danesi per esempio, che fin da piccoli imparano a commentare in lingua situazioni reali. “I ragazzi italiani brillano tutt’al più per la grammatica, ma sono indietro nell’orale: conversazione e ascolto”, dice Natalia Anguas, amministratore delegato di Ef Italia.
Si tratta quindi di normalizzare lo studio della seconda lingua, costituendo programmi d’insegnamento tali da prevedere una compresenza dell’inglese, anche nei Licei classici, senza per questo togliere spazio ai singoli indirizzi.
In primo luogo servono investimenti. Gisella Langè, ispettore tecnico del Miur annuncia il versamento di “40 milioni di euro all’anno, per tre anni, con priorità a lingue e digitale”. E per i nuovi prof, il bando prevede il superamento del livello B2 per la lingua inglese. Ma ovviamente gli investimenti non servono a niente se non si pensa ad un modo nuovo e più efficace per insegnare a parlare una o due lingue straniere.
La lingua è un “veicolo delle nazioni”, per impararla bisogna viverla, viaggiare molto. Assolutamente sì, poi, a fruire la passione della musica o della lettura senza filtri linguistici: ascoltare musica e ad andare a vedere cosa dicono i testi delle canzoni, così come leggere Jane Austen nella lingua originale o seguire la serie televisiva Dowton Abbey. Una raccomandazione, però: in lingua originale e con i sottotitoli in inglese, of course.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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