Fu una strage che precipitò l’Italia nel buio del terrorismo. Piazza Fontana, Milano, 50 anni dopo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conclusione delle manifestazioni a ricordo della strage, ha incontrato oggi a Palazzo Marino le vedove dell’anarchico Giuseppe Pinelli, Licia, e del commissario Luigi Calabresi, Gemma per riprendere le fila di un discorso interrotto drammaticamente all’epoca della strage dalla morte dei rispettivi mariti,uno anarchico militante precipitato da una stanza delle questura di Milano e l’altro un commissario di polizia, un servitore dello Stato ucciso da Adriano Sofri ed altri militanti di Lotta Continua che lo accusavano di essere l’esecutore materiale di “quell’omicidio di Stato”.
Ma le vicende dei due uomini, che insieme alle 14 vittime di Piazza Fontana furono le prime vittime di un terrorismo di matrice rossa e nera che per più di venti anni avrebbe insanguinato il Paese, rappresentano solo una parte dolente di un quadro di responsabilità ben più ampio sul quale ancora oggi pesano molti buchi neri su cui la giustizia non è ancora riuscita a fare chiarezza.
Ed è da qui che il presidente della Repubblica è voluto ripartire per denunciare “l’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato, che giocarono un ruolo doppiamente colpevole“. Secondo il capo dello Stato, ci fu “un cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali e reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione. Disegno che venne sconfitto”.
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