Il premier, Matteo Renzi
L’economia italiana “è ripartita”. Così il premier Matteo Renzi commenta la stima preliminare del Pil diffusa oggi dall’Istat.
Secondo i rilievi dell’Istituto, infatti, nel terzo trimestre dell’anno, il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del terzo trimestre del 2014.
“La variazione congiunturale – si legge nella nota diffusa – è la sintesi di un incremento del valore aggiunto in tutti i principali comparti (agricoltura, industria e servizi). Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e uno negativo della componente estera netta”.
Nello stesso periodo il Pil “è aumentato in termini congiunturali dello 0,4% negli Stati Uniti e dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2% negli Stati Uniti e dello 2,3% nel Regno Unito. La variazione acquisita per il 2015 è pari a +0,6%”
“Francamente – ha detto Renzi – speravo in un +0,3%, ma è comunque il terzo trimestre positivo consecutivo. Per gli ultimi due dati Istat si è poi verificato un miglioramento
delle previsioni. Probabilmente porta bene, non c’è due senza tre. Ma il dato di fatto è che nell’ultimo anno il Pil è cresciuto dello 0,9, una striscia molto positiva”.
“Il clima è che l’Italia è ripartita e va bene. È un fatto positivo: abbiamo rimesso in moto la macchina, ma potremo definirci contenti quando il Pil sarà vicino al +2%”.
Resta comunque necessario “fare di più” per accelerare la crescita.
In effetti, a guardare meglio i numeri dell’Istituto, si evince la conferma della stima preliminare sull’inflazione: “nel mese di ottobre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,3% nei confronti di ottobre 2014, con un’accelerazione di un decimo di punto percentuale rispetto al valore registrato a settembre (+0,2%)”.
Il lieve rialzo dell’inflazione è “principalmente imputabile all’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+4,1%, da +3,3% di settembre) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona” mentre il rialzo mensile dell’indice generale è da ascrivere principalmente “agli aumenti dei prezzi dell’Energia elettrica (+2,9%), del Gas naturale (+1,9%) e degli Alimentari non lavorati (+0,7%); a mitigare gli effetti di questi aumenti sono i cali congiunturali dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-0,8%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,7%)”.
L’inflazione acquisita per il 2015 è stabile a +0,1%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,5% su base mensile e dello 0,3% su base annua, mentre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente.
Non è tutto: Bankitalia rileva un aumento del debito pubblico, che a settembre scorso aumenta di 7 miliardi, a 2.191,7 miliardi; e una crescita delle entrate tributarie: nei primi nove mesi dell’anno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state complessivamente pari a 288,8 miliardi, in aumento del 3,4 per cento rispetto a quelle relative allo stesso periodo dell’anno precedente.
Per il managing director di Nomisma, Andrea Goldstein, la contrazione della crescita del Pil è “inattesa”.
“Per centrare l’obiettivo annuo del governo, il più 0,9 per cento, la crescita congiunturale dovrà tornare a crescere in questo ultimo trimestre” quindi “sarà fondamentale l’andamento delle vendite di Natale”.
Complessivamente, comunque “gli aspetti positivi sembrano prevalere. L’attività economica sembra finalmente poter contare sul sostegno della domanda interna, consumi e investimenti che riflettono il migliorato ‘sentiment’ degli operatori”.
Chiede maggior coraggio, invece, Massimo Vivoli, presidente di Confesercenti: “La ripresa c’è, ma per rafforzarla dobbiamo scommettere con maggiore decisione sul mercato interno e sul turismo”.
“Lo stesso istituto di statistica – sottolinea Vivoli – certifica come la ripartenza, fino ad ora, sia stata guidata dalla componente interna: è qui che dobbiamo spingere. I consumi sono innegabilmente tornati in territorio positivo, ma visto i tassi di disoccupazione ancora molto alti si tratta per forza di cose di una ripresa debole”.
“Di questo passo, infatti, ci metteremo 5 anni per tornare ai livelli pre-crisi”.
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