Non cresce il Pil. Stando alle stime preliminari dell’Istat, nel III trimestre è stato registrato il -0,1% rispetto al II trimestre e il -0,4% su base annua, ovvero in confronto al valore registrato nel III trimestre dello scoro anno.
L’Istituto di statistica spiega che la flessione congiunturale è il prodotto di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura e dell’industria e di un aumento nei servizi.
Per quanto riguarda invece la domanda, è da registrare un contributo negativo della componente nazionale, parzialmente bilanciato da un compenso positivo della componente estera netta.
Sempre secondo le stime diffuse oggi, se l’andamento del IV trimestre del 2014 dovesse essere piatto, il dato dell’anno chiuderebbe con una variazione di -0,3%.
Soprattutto, il dato sostanziale è che l’economia italiana, con la variazione fotografata, sarebbe praticamente tornata ai livelli del 2000.
Un balzo indietro di 14 anni, che viene accolta da Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef, come “un dato inequivocabile, che parla chiaro, rivelando come le timide politiche di rilancio avviate finora siano ancora del tutto insufficienti e inadeguate”.
”La profonda crisi della domanda di mercato – spiegano – dettata dalla perdita di capacità di acquisto da parte delle famiglie, ha comportato e continua a comportare conseguenze deleterie per l’intera economia”. L’unica strategia “per far fronte a questa situazione desolante” è da cercare nel rilancio di “occupazione e redditi”.
Il dato significativo è il trend del Pil delle altre nazioni dell’eurozona.
Secondo le stime preliminari dell’Eurostat, infatti, il Prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,2% nel terzo trimestre del 2014 rispetto al trimestre precedente. E se Eurostat conferma che nel secondo trimestre dell’anno, l’Italia ha segnato un -0,2% del Pil su base trimestrale, l’istituto modifica lievemente al rialzo il dato relativo al primo trimestre dell’anno, in cui si è registrata in Italia una crescita piatta e non un calo dello 0,1% come indicato nei rilevamenti dello scorso settembre.
Il Pil dei 28 paesi Ue cresce invece dello 0,3% nel terzo trimestre dell’anno.
Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, riafferma la necessità di “un deciso cambio di rotta per arrivare ad un taglio di spese, tasse e sprechi che sia reale e non solo propaganda, e per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie sceso del -12% negli ultimi 7 anni”. Per Rienzi “l’Europa va avanti, l’Italia non solo non cresce, ma torna indietro, registrando dati economici negativi su tutti i fronti”.
Dati economici non rosei ma che preoccupano il giusto i listini europei, che chiudono in leggero rialzo. Il Dax di Francoforte cresce dello 0,05%, il Cac 40 di Parigi fa registrare un +0,35%, l’Ftse 100 di Londra sale dello 0,29% a 6.654,37 punti. Il progresso maggiore però lo stacca l’Ftse Mib di Milano, con un rialzo dello 0,97%.
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