Via la plastica monouso dalle nostre vite entro il 2021. Il Consiglio Ue ha dato il via libera formale alla direttiva che la bandisce in tutta Europa. Diremo perciò addio a piatti, posate e cannucce monouso, ma anche alle aste per palloncini e ai bastoncini cotonati. Gli Stati membri si sono impegnati anche a raggiungere il 90% della raccolta delle bottiglie di plastica entro il 2029, e ad inserire in esse un contenuto riciclato di almeno il 25% entro il 2025 per portarlo ad almeno il 30% entro il 2030. Greenpeace Europa commenta soddisfatta che le nuove regole “sono un grande primo passo per voltare pagina”.
E a proposito di passi l’indagine Beach Litter 2019, presentata oggi a Fiumicino da Legambiente, ci informa che per ogni passo che facciamo, sulle nostre spiagge, incrociamo più di cinque rifiuti, dieci ogni metro. La ricerca riporta che su 93 spiagge monitorate, per un totale di circa 400mila metri quadrati, più o meno l’equivalente di 56 campi di calcio, sono stati trovati una media di 968 rifiuti ogni 100 metri lineari. I rifiuti censiti in totale sono 90.049 e, nemmeno a dirlo, l’81% di essi è rappresentato dalla plastica, con 784 rifiuti ogni 100 metri.
A farla da regina è proprio la temibile monouso: ogni 100 metri di litorale si trovano infatti 34 stoviglie tra piatti, bicchieri, posate e cannucce, cui si aggiungono 45 bottiglie. Sono infatti oltre 10mila in totale le bottiglie e i contenitori per bevande, inclusi i tappi e i loro anelli, censiti sulle nostre coste. Non è quindi un caso che la direttiva Europea, appena approvata, prenda in esame proprio le 10 tipologie di rifiuti più diffusi sulle spiagge, per imporre agli Stati membri misure di prevenzione, introducendo anche regimi di responsabilità per il produttore.
A preoccupare maggiormente non è solo che “ad invadere i nostri litorali c’è ormai di tutto: oggetti di ogni forma, materiale, dimensione, colore” come riporta l’indagine. La vera tragedia è che i rifiuti in spiaggia e sulla superficie del mare rappresentano appena il 15% di quelli che entrano nell’ecosistema marino, poiché la restante parte galleggia o affonda.
L’Italia ha una normativa in materia di rifiuti piuttosto avanzata rispetto ad altri stati membri della UE. “Siamo stati i primi paesi in Europa a mettere al bando gli shopper in plastica, e abbiamo anticipato la direttiva europea per i cotton-fioc e le microplastiche nei prodotti cosmetici – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente – Ora però è il momento di alzare l’asticella”.
Lo chiede anche la popolazione: l’80% degli italiani teme di essere alle soglie di un disastro ambientale. Il 74% “pensa di aver contribuito personalmente alle isole di rifiuti negli oceani”, come ha rivelato il primo studio Ipsos dedicato alla plastica. C’è una crescente consapevolezza ambientale che genera aspettative nei consumatori in tema di impatto ambientale, soprattutto nei confronti delle aziende. Un italiano su 3 ritiene, infatti, che siano proprio le attività commerciali a dover offrire risposte concrete per la riduzione dell’uso della plastica. Prima fra tutte quella utilizzata per le confezioni dei prodotti venduti, il cosiddetto packaging. Per il 77% dei nostri concittadini, le aziende non stanno facendo abbastanza per la sostenibilità.
Il week-end “Spiagge e Fondali Puliti” promosso da Legambiente
Per Ciafani “bisogna promuovere innovazione e ricerca nell’ottica dell’economia circolare; stimolare l’industria e le aziende a farsi carico di questa emergenza; aumentare la qualità della raccolta differenziata e del riciclo; guidare i cittadini e i consumatori a prevenire i rifiuti, a non abusare della plastica e adottare stili di vita più sostenibili”.
Così sotto l’egida di Legambiente, nel prossimo week-end migliaia di volontari saranno in azione in oltre 250 località, in Italia e nel Mediterraneo, per ripulire i nostri litorali dai rifiuti: un ulteriore passo per salvaguardare un ambiente sempre più fragile e a rischio.
E.R.
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