Attivisti palestinesi e polizia israeliana si sono scontrati ieri nella Moschea di al-Aqsa, sulla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme.
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, i palestinesi avrebbero eretto barricate e lanciato oggetti all’indirizzo dei numerosi ebrei accorsi nella zona per pregare al Muro del Pianto. Ieri, infatti, si celebrava la ricorrenza di Tisha be’Av, in cui gli ebrei ricordano la distruzione del loro primo Tempio ad opera dei babilonesi e del secondo per mano dei romani.
Sulla spianata era in corso una manifestazione contro l’afflusso degli ebrei sulla Spianata promosso in segno di provocazione da “Torniamo sul Monte”, un movimento estremista ebraico che dichiara di voler ricostruire il Tempio, demolito nel 70 d.C. sotto l’imperatore Tito, di cui oggi resta in piedi solo il Muro del Pianto.
Secondo la polizia israeliana, i palestinesi avevano iniziato già da sabato ad accumulare nella moschea pietre, petardi e materiale per le barricate.
La tensione si stava accumulando da settimane: nei giorni scorsi è circolato molto un video in cui una giovane colona israeliana rivolge insulti a Maometto di fronte ad alcune donne arabe, mentre i palestinesi hanno organizzato manifestazioni a sostegno di Hamas sulla Spianata.
A dare definitivamente fuoco alle polveri è stata la comparsa sulla Spianata del ministro dell’Agricoltura israeliano, Uri Ariel, esponente del partito dei coloni HaBayit HaYehudi (“La casa ebraica”), accompagnato da una folta scorta di polizia. L’episodio ricorda la passeggiata provocatoria dell’allora primo ministro Ariel Sharon, nel 2000, che convinse i palestinesi a dare il via alla seconda Intifada.
Gli agenti israeliani sono intervenuti per smantellare le barricate e fermare la sassaiola, ma per farlo sono entrati nella moschea – anche se solo “di pochi metri”, nelle parole del portavoce – e gli scontri sono degenerati. Le forze dell’ordine, a quanto denuncia la parte palestinese, avrebbero usato granate assordanti e gas lacrimogeni.
Alla fine della battaglia circa venti palestinesi hanno riportato ferite da bastonate alla testa e alle gambe, un numero imprecisato di contusi e di fermati.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. I dirigenti di Hamas, da Gaza, hanno promesso ritorsioni contro la “forte escalation” israeliana da parte delle cellule attive in Cisgiordania. Anche secondo il governo giordano, formalmente custode della moschea di al-Aqsa, la responsabilità dei fatti andrebbe attribuita allo Stato ebraico.
“Ciò che sta accadendo a Gerusalemme fa risuonar l’allarme sul fatto che Israele stia tentando di trascinare l’intera regione mediorientale in una guerra di religione” ha dichiarato Mahmoud Habash, collaboratore del presidente dell’ANP Abu Mazen.
Il presidente della Repubblica israeliano Reuven Rivlin ha invece respinto le accuse al mittente, dicendosi indignato per gli episodi violenti avvenuti in un luogo sacro anche agli ebrei.
La Spianata delle Moschee – nome usato di preferenza dai musulmani – o Spianata del Tempio – come preferiscono chiamarla gli ebrei – è infatti il luogo dove sorgeva il secondo Tempio ebraico, sulla sommità di un’altura naturale fatta livellare dal re Erode il Grande.
Ma il sito è altrettanto sacro per i musulmani: La Cupola della Roccia, oggi probabilmente il monumento più riconoscibile di Gerusalemme grazie alla sua cupola dorata che domina il paesaggio cittadino, racchiude la pietra sulla quale secondo la tradizione islamica sarebbero avvenuti il sacrificio di Isacco e l’assunzione di Maometto in cielo, al cospetto di Dio. La seconda moschea, che prese il nome di al-Aqsa, la “Moschea estrema”, fu costruita per commemorare questo episodio narrato nel Corano.
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