Continua il lavoro dei pompieri per spegnere l’incendio scoppiato tre giorni fa alla fabbrica di Via Pontina Vecchia a Pomezia.
“Era presente nelle coperture del tetto amianto incapsulato – ha affermato il direttore del dipartimento prevenzione della Asl Roma 6 Mariano Sigismondi – Ora si dovrà valutare l’effetto del calore su questa particolare sostanza. Al momento non abbiamo elementi che possano far destare preoccupazioni, almeno a livello acuto, nell’immediatezza del momento”.
Dopo due giorni la fase di emergenza sembrerebbe superata ufficialmente senza feriti, ma la nube tossica che si è alzata in seguito all’incendio potrebbe aver liberato tracce di amianto nell’aria e messo a rischio le coltivazioni per un raggio di 5 km dalla zona dove si è verificato il rogo dell’impianto Eco X, da poche ora messo sotto sequestro dalla Procura di Velletri. All’Arpa il compito di verificare il grado di diossina eventualmente sprigionatosi nell’aria entro giovedì.
La presenza di amianto è però categoricamente esclusa dall’amministratore delegato della società che ai microfoni dell’Ansa ha voluto rimanere anonimo: “In quel cassone – ha affermato l’uomo indicando un cumulo di materiali all’interno del cancello non coinvolto dalle fiamme – come si può vedere ci sono cassette della frutta, sedie e niente di pericoloso. Noi ritiriamo i rifiuti dai centri commerciali ed è assolutamente falso che ci sia amianto sul tetto visto che è di cemento”.
Il commissario straordinario del Comune di Ardea, Antonio Tedeschi, ha però firmato un’ordinanza di “divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali nel territorio comunale distinto in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell’incendio”, secondo quanto prescritto dalla Asl.
Si tratta però, è opportuno precisarlo, di una misura precauzionale: secondo i dati rilevati “dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria situate nel comune e nella provincia di Roma e quelli rilevati dal mezzo mobile posizionato nel centro abitato di Albano Laziale”, si specifica dalla Regione Lazio e Arpa, la qualità dell’aria “rientra nei limiti di legge”.
Il dato, confermato con un post anche dalla sindaca Virginia Raggi, non significa però cessato pericolo: a Pomezia e dintorni è stato infatti raccomandato di non aprire le finestre fino a nuova comunicazione, mentre il sindaco Fabio Fucci ha firmato un’ordinanza per la chiusura delle scuole nel sud di Roma per oggi e domani.
Al momento, le arie a rischio di contaminazione sono Aprilia, Latina e Pomezia, con le coltivazioni a campo aperto di patate, lattuga e zucchine di Ardea, che saranno esaminate nei laboratori. A rischio anche i pascoli, per via di una diossina sprigionata dalla bruciatura dei rifiuti che essendo tossica e cancerogena potrebbe aver contaminato l’acqua, il terreno e le piante dove transitano i bovini e quindi compromesso anche il loro latte e la loro carne.
Intanto la Coldiretti ha già annunciato che, in caso di processo, si costituirà parte civile a fianco dei produttori agricoli “per chiedere il ristoro dei danni diretti, indiretti e di immagine subiti. I 5 chilometri di interdizione restringono la zona ai soli 4.000 ettari vicini all’impianto di stoccaggio – precisa la Coldiretti – e sollevano da ogni preoccupazione una vasta area di produzione agricola che comprende 21 comuni, si estende per oltre 100.000 ettari e che registra la presenza di almeno 150 aziende”.
I laboratori del ministero dell’agricoltura hanno controllato campioni di frutta e verdura nelle zone di Fondi, Cisterna e Latina, dove sono coltivate zucchine, pomodori, ortaggi e i kiwi, orgoglio locale esportato in tutto il mondo. A rischio anche fagioli, fave, piselli,e ciliegie, pesche e albicocche.
L’incendio dell’Impianto X. L’incendio si è verificato intorno alle 20.45 di venerdì 6 maggio e sta impegnando nel suo spegnimento (vi sarebbero ancora piccoli focolai) almeno 40 uomini dei Vigili del fuoco. Per ora, sebbene in molti si siano presentati al pronto soccorso accusando difficoltà respiratorie e bruciori a gola ed occhi, dalla Asl non è arrivata nessuna comunicazione che certifichi che qualcuno di questi casi sia in qualche modo legato all’incendio.
Per quanto riguarda le cause del rogo, al momento ignote, il sindaco di Pomezia, Fabio Fucci afferma di non credere “nell’autocombustione, un fenomeno talmente raro che lo lascia come ipotesi residuale. L’entità di questi roghi (anche numerica) ci dimostra che ci sono una serie di pratiche criminose che orbitano intorno alla gestione degli impianti e ciò significa che autorità inquirenti e forze di polizia devono monitorare costantemente questi impianti”, ha affermato il primo cittadino in un’intervista al Tempo.
P.M.
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