Pompei muore d’incuria. Dopo gli ennesimi crolli, avvenuti tra sabato e domenica del Tempio di Venere e del Muro della necropoli di Porta Nocera, e la caduta questa mattina del muro di una bottega, il governo finalmente si è attivato. Il ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini, ha convocato per domani mattina, una riunione operativa sullo stato dell’arte nel quale versa il sito archeologico di Pompei. Il responsabile del Mibac vuole infatti avere un rapporto esatto sulla motivazione dei crolli e verificare l’efficacia degli interventi di ordinaria manutenzione. E’ evidente che occorre fare chiarezza sulla gestione di un’area archeologica di fama mondiale e al tempo stesso così mal curata, dove si parla di interventi urgenti e sistematici dal marzo 2011, quando crollò la Domus dei gladiatori. A seguito del clamore mediatico sollevato da quell’evento fu predisposto un decreto legge del governo per proteggere Pompei dall’inarrestabile degrado.
Un anno dopo, la creazione di un grande progetto e lo stanziamento di ben 105 milioni di euro, 74 elargiti dall’Unione Europea e 29,8 dall’Italia. Una cifra che permette di procedere a opere di restauro, di adeguamento di servizi, e la messa in sicurezza del sito archeologico. Il progetto prevede che entro il 31 dicembre 2015, tutti i cantieri siano chiusi e i soldi spesi, pena la restituzione all’Ue dei soldi inutilizzati. A quasi due anni di distanza dalla partenza del progetto, sono partiti solamente cinque cantieri e spesi 7 milioni di euro. Nella pratica si è fatto poco o nulla. Fatto ingiustificabile e scandaloso per i tanti soldi a disposizione e per il valore inestimabile del sito.
Anzi, si può considerare un successo l’esser riusciti a predisporre sul fil di lana, come richiesto dall’Unesco, entro fine 2013 un piano di gestione di Pompei, che assicurasse al sito un futuro dignitoso. Pompei in questo momento, è forse l’esempio più lampante dei tanti territori archeologici e turistici italiani mal sfruttati e in stato di degrado. Territori invidiati da tutti i paesi del mondo, ma che in Italia si preferisce abbandonare all’incuria pur avendo a disposizione più di 100 milioni di euro. L’augurio è che il nuovo ministro Franceschini si impegni con fatti e non solo con proclami volti a tamponare situazioni d’emergenza, dando slancio al progetto del 2012 mettendo a regime la macchina organizzativo-gestionale di un sito così prezioso per la Cultura del Bel Paese ma anche per il suo Pil.
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