Ha aperto al pubblico oggi a Pompei l’edificio della Palestra Grande adibita all’educazione fisica della juventus della Roma augustea. La sala, un corridoio di quasi 400 metri, ospita i preziosissimi affreschi di Murecine mai esposti prima a Pompei. Hanno presenziato all’inaugurazione il Ministro Franceschini e il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, che hanno manifestato la propria soddisfazione per l’avvenimento orgogliosi di “scrivere un’altra bella pagina per Pompei”
Presente all’evento anche il prof. Antonio De Simone, archeologo e ordinario di Storia dell’architettura antica, che 15 anni fa effettuò gli scavi degli splendidi dipinti recuperati in una villa del I secolo a.C. In quella circostanza furono ritrovati anche circa 10 mila reperti tra cui lo splendido tesoro oggi conservato al Museo Nazionale di Napoli. Dopo anni di attesa negli scantinati, oggi, grazie alla visita del Ministro Franceschini, hanno rivisto la luce gli 11 grandiosi affreschi, 6 metri per 5 ciascuno in cui sono rappresentati in modo vivido Muse, Dioscuri, divinità e ricche decorazioni.
Prof. De Simone che emozione le ha fatto rivedere quegli affreschi?
Dopo tanti anni è certamente una soddisfazione poter vedere questi capolavori finalmente esposti nel luogo che gli appartiene. Il fatto che per la prima volta sia proprio il sito di Pompei ad esibire questi affreschi è un dato importante e molto positivo. Tuttavia un intervento di questo tipo andrebbe contestualizzato, perché esistono molti altri siti e reperti, a cui queste opere meravigliose appartengono, che andrebbero valorizzati. La Palestra di Pompei è solo uno dei tanti siti di pregio, molti altri ancora attendono di essere recuperati, restaurati e aperti al pubblico.
Oggi si è parlato molto del buon lavoro di restauro che sta interessando Pompei, come la recente riapertura della Basilica, proprio all’indomani degli scioperi che hanno impedito l’accesso agli scavi a tantissimi visitatori. Come andarono le cose all’epoca del ritrovamento degli affreschi?
Negli anni ’50 durante l’inizio dei lavori per l’autostrada Napoli-Salerno fu riportata alla luce una parte del sito da cui poi sono stati recuperati gli affreschi. Ma si è dovuto aspettare quasi 50 anni prima di poter cominciare dei veri e propri scavi. Solo nel 2000 infatti la Società Autostrade per l’Italia, al momento di dover completare la terza corsia della tratta, stanziò i fondi necessari ad intraprendere l’opera degli scavi archeologici, che ancora attendono di poter essere conclusi.
Cosa resta ancora da fare per un’ulteriore valorizzazione di quest’area unica per importanza e qualità dei ritrovamenti?
Si parla molto dei fondi stanziati in questo ultimo anno dalla Comunità Europea nell’ambito del Grande Progetto Pompei, ma dei circa 106 milioni di euro stanziati ne sono stati impiegati solo il 25-30% per opere che possono considerarsi di ordinaria manutenzione. Alla vigilia della scadenza del progetto, che terminerà alla fine di dicembre 2015, la sovraintendenza si sta dando un gran da fare per pubblicizzare il lavoro svolto, ma molto altro ancora resta da fare soprattutto al livello di recupero e valorizzazione di opere e di siti ancora in attesa di essere portati alla luce. Ad esempio è scandaloso che ancora manchi un museo a Pompei che possa ospitare ed esporre al pubblico i numerosi reperti ritrovati. La speranza è che sia possibile ottenere dalla Comunità Europea una proroga alla scadenza del progetto. Inoltre a gennaio 2016 sarebbe auspicabile che il Grande Progetto Pompei possa aprirsi all’intero territorio dell’area interessata dalle eruzioni vulcaniche. Di fatto è evidente che la Sovraintendenza stia dando una grande importanza alla valorizzazione infrastrutturale del territorio, soprattutto per quanto riguarda l’accoglienza dei visitatori, ma manca l’interesse verso la valorizzazione culturale del patrimonio che tutta l’area vesuviana ancora nasconde e che invece dovrebbe essere l’obiettivo primario.
Vania Amitrano
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