Nella splendida Pompei, patrimonio dell’umanità, pellegrinaggio di qualche milione di turisti all’anno per le sue aree archeologiche e i suoi straordinari reperti, è il luogo più emblematico ma anche il più negato. E non a motivo di censura. Prende il nome da un quadretto affrescato sulla parete di fondo di un triclinio, la stanza da pranzo di una vasta casa su via dell’Abbondanza: un uomo e una donna che si baciano sdraiati sui letti triclinari durante il banchetto, i “casti amanti” appunto. Scavata del 1987, visitabile per 8 mesi nel 2010 solo su prenotazione, la domus (in realtà un intero isolato, con abitazioni e un panificio) non è mai stata aperta al pubblico. Aggirandosi tra le stanze e percorrendo le passerelle realizzate nel 2010 tra una selva di tubi e impalcature che reggono la copertura, si ha l’impressione che l’eruzione del Vesuvio, quella che all’alba del 25 agosto del 79 dopo Cristo seppellì la città sorprendendo nel sonno i suoi abitanti, insieme ad Ercolano e Stabiae, sia appena passata. Abbiamo fatto un viaggio a ritroso nel tempo, fino a ora riservato solo agli specialisti che la portarono alla luce nel 1933. Poi, nel 1980, il terremoto dell’Irpinia la danneggiò fortemente. Ed è per questo che con il Grande progetto Pompei la Soprintendenza archeologica ha deciso nel 2014 di iniziare i lavori di restauro e completo rifacimento delle coperture che sono stati finanziati per la maggior parte con con fondi europei. La Casa degli Amanti (a volte è addizionata la parola ‘casti’), gioiello unico del sito archeologico campano, il solo di cui si sia conservato quasi completamente il secondo piano, apre i battenti oggi per l’inaugurazione, alla presenza delle Autorità, prima fra tutte il ministro Dario Franceschini, per ospitare in seguito anche il vasto pubblico che tutti i giorni visita gli scavi di Pompei. In contemporana prono oggi tre nuove domus appena restaurate, oltre a quella degli Amanti anche la Casa della Nave Europa, che prende il nome da un grande graffito inciso su una delle sue pareti, e la Casa del Frutteto, con i suoi fantasmagorici cubicoli floreali e uno dei più alti esempi di pittura da giardino rinvenuti in città. Quella di Pompei, dice Franceschini, “E’ una storia di rinascita e riscatto, un modello per tutta Europa nella gestione dei fondi comunitari, un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi grazie al lavoro di tante professionalità dei beni culturali”.