L’associazione ProVita onlus, dopo le polemiche suscitate dalla rimozione a Roma di un manifesto gigante , che mostrava un feto di 11 settimane nel grembo della sua mamma, la onlus antiabortista ha organizzato per questa mattina, nella Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, una conferenza stampa per la presentazione di un opuscolo sui “danni alla salute delle donne provocati dall’aborto“. E lanciano una petizione.
I promotori del maxi poster oscurato con l’avallo della sindaca Virginia Raggi , che però nei giorni precedenti aveva dato le opportune autorizzazioni all’affissione, si riprendono la scena passando dalla porta del Senato per tornare all’attacco sulla legge 194, quella che dal 1978 regola l’interruzione volontaria di gravidanza, con l’appoggio di Lega e Fratelli d’Italia. Tra i partecipanti diversi senatori della Lega, definiti “esperti in tema di sanità e salute”. Per FdI la senatrice Isabella Rauti, che “diffonderà dati reali sugli aborti”, si legge sul programma.
Presente all’incontro Lorenza Perfori, autrice del libretto “Per la salute delle donne” (edito da ProVita), che ha ricordato come non ci sia «informazione per le donne: nei consultori e nemmeno a livello politico. Informazione non c’è nelle relazioni del ministero della Salute sull’applicazione della 194, se non in forma vaga incompleta e imprecisa». Perfori ha fatto un riassunto del contenuto dell’opuscolo, elencando alcune conseguenze fisiche dell’aborto sia chirurgico che medico.
Maria Saponara, senatrice della Lega, è intervenuta per dire “con sincerità” che «leggendo l’opuscolo mi sono accorta che non ero a conoscenza di alcune conseguenze». Informazioni che a 40 anni dalla legge non sono state date. «Mi assumo la responsabilità di agire in Senato – ha dichiarato – sostenendo l’iniziativa di ProVita affinché le donne siano informate».
Anche Antonello Brandi, presidente di ProVita, ha dichiarato di trovare «allucinante che in un Paese dove si parla costantemente di consenso informato e di autodeterminazione non si informino le donne. Se si prende il più innocuo farmaco, c’è il bugiardino che informa su tutto, ma se una donna vuole abortire non c’è alcuna informazione sulle conseguenze fisiche e psichiche».
Ultimata la raccolta delle firme, ProVita le presenterà al nuovo ministro della Salute «affinché garantisca che le donne vengano informate delle conseguenze dell’aborto volontario sulla loro salute fisica e psichica», ha annunciato Brandi: «È solo una delle tante iniziative che la onlus intende promuovere in difesa delle donne, della vita e dei bambini. Dopo la vergognosa rimozione del maxi manifesto a Roma, che scuoteva le coscienze ricordando che l’interruzione volontaria della gravidanza sopprime un essere vivente (non un grumo di cellule), l’immagine di quel bambino a 11 settimane (diventata virale sui social), sta facendo il giro di tutta Italia. Lo vogliono Comuni, scuole, associazioni, singoli cittadini. Una protesta che si moltiplica da più parti contro l’abuso di potere esercitato dall’amministrazione Raggi».
A.B.
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