Alla vigilia della Giornata mondiale degli Oceani, che coprono tre quarti del nostro Pianeta, garantendo la sopravvivenza di oltre 3 miliardi di persone e, in termini di risorse e industrie, ecco che arriva la notizia di tre tartarughe morte nel Tirreno a causa di quello che è diventato il nemico numero uno dei nostri mari e di conseguenza della nostra salute: la plastica.
Negli ultimi giorni una tartaruga Caretta caretta è stata trovata morta a Vietri sul Mare (Salerno), un’altra a Latina, il 4 giugno è stata rinvenuta una carcassa a Lipari mentre un’altra ancora è stata soccorsa e messa in salvo dalla Guardia Costiera a Gioia Tauro.
Il sospettato numero uno è la plastica, il killer di varie specie marine, come confermato dagli operatori di alcuni Centri di Recupero. Nell’80% degli esemplari di tartarughe recuperati sono stati trovati infatti residui nell’organismo.
Lo ricorda Legambiente in occasione della Giornata mondiale degli oceani, che si celebra l’8 giugno. L’associazione ambientalista italiana, erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare che si sviluppò in Italia e in tutto il mondo occidentale nella seconda metà degli anni settanta, propone un’adozione simbolica a distanza degli esemplari ricoverati nei centri.
“Inquinamento, rifiuti, plastiche, traffico nautico e catture accidentali durante le attività di pesca minacciano costantemente le tartarughe che nuotano nel Mediterraneo e che cercano spiagge adatte alla nidificazione.
Se vuoi proteggerle, fai un gesto d’amore: adotta una tartaruga marina!”
Basta aderire alla campagna Tartalove, lanciata da Legambiente, se si vuole contribuire contribuire alla salvaguardia della biodiversità scegliendo se affiliarsi Clarabella, una tartaruga di 10 anni trovata imbrigliata nella plastica, o Nonno Libero, oppure Ovetto, o ancora la fantastica Saetta (nomen omen..), una giovane tartaruga Caretta caretta di 46 cm ritrovata sul litorale di Zapponeta, in provincia di Foggia. Al momento del ritrovamento, Saetta respirava a fatica ed è stata quindi portata nel CRTM di Manfredonia per capire la causa della sua difficoltà respiratoria ed essere curata. Le tartarughe Caretta caretta sono una specie fortemente minacciata e inserita nella Lista Rossa Iucn (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura).
Come adottare una tartaruga
Sul sito www.tartalove.it è possibile visionare periodicamente le foto e le brevi storie delle tartarughe da adottare personalmente o come regalo ad un amico o ad una persona cara. Per ogni donazione verrà inviato un piccolo kit di adozione paper-free, che include un certificato di adozione, una fotografia della tartaruga scelta e un racconto più ampio della sua storia. Perché ogni esemplare ha una storia da raccontare. L’adozione simbolica è un gesto concreto che contribuisce a finanziare le spese vive dei centri di recupero, le medicine necessarie, gli interventi veterinari e le attività di monitoraggio dei nidi.
Perché proprio la plastica è un pericolo per le tartarughe?
Ce lo spiega Stefano Di Marco, coordinatore della campagna Tartalove: “può essere scambiata per meduse di cui le tartarughe si nutrono. Una volta ingerita, la plastica non si degrada nell’organismo, ma può dare senso di sazietà e bloccare l’istinto di nutrirsi provocando denutrizione oppure blocchi intestinali o soffocamento. A volte, invece, l’ingestione di plastica può provocare problemi di galleggiamento, impedendo agli animali di immergersi per alimentarsi. Oppure, può succedere che alcuni esemplari restino intrappolati in rifiuti a forma di lacci o in reti di nylon che, quando non provocano la morte, possono causare ferite, lesioni o provocare deformità”. Insomma, di possibili danneggiamenti da plastica questa specie marina che essendo a sangue freddo predilige le acque temperate ed essendo dotata di polmoni dalle profondità sale in superficie per respirare, ne dà molti . Il fenomeno diventa quindi preoccupante anche perché trattasi di animali ormai al limite di estinzione nelle acque italiane.
Le microplastiche
Un altro grave problema è rappresentato da quei frammenti piccoli e insidiosi, che raggiungono nel Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni per chilometro quadrato, “una minaccia molto seria non solo per le tartarughe marine, perché, entrando nella catena alimentare, minacciano tutte le specie animali e mettono a rischio anche la salute umana”.
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