Se il governo si dice pronto a chiedere la fiducia sulla prescrizione, Matteo Renzi sta studiando la mossa per sfiduciare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, irremovibile sulla sua riforma in vigore dal 1° gennaio, che piace solo all’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), tanto da mettere in difficoltà il suo partner al governo, il Pd, più vicino a Italia Viva che ai grillini.
La mozione di Renzi che verrà presentata al Senato dove il leader di Italia Viva può contare sui voti della sua corrente, delle opposizioni “e anche qualcuno del Pd”.
La mozione verrà presentata al Senato dove Renzi è convinto di portare tutti i voti di Iv, tutti quelli delle opposizioni (difficile ipotizzare il soccorso azzurro proprio sulla giustizia) “e anche qualcuno del Pd. A quel punto il ministro Bonafede sarebbe costretto a dimettersi“, spiegano.
“Noi non molliamo nemmeno di un centimetro“, dice Renzi ai suoi che riunisce stasera a Palazzo Giustiniani. “Dicono che io mi fermo per aspettare le nomine. Si vede che non mi conoscono”.
La riforma prevede una netta distinzione tra condannati e assolti con lo stop del decorrere della prescrizione solo per i primi e una sospensione breve per i secondi. E’ frutto di un accordo, il ‘Lodo Conte-bis’ – dal nome dell’avv. Federico Conte, deputato di Leu -che ha spaccato la maggioranza tenendo uniti Pd, M5S e Leu, e fuori Italia Viva.
Nel dettaglio, per gli assolti in primo grado, la prescrizione continua a correre; per i condannati si ferma dopo il primo grado di giudizio mentre il processo va avanti. Se il condannato subisce una nuova condanna, la prescrizione si blocca in maniera definitiva. Se viene assolto (ed è questa la grande novità), può recuperare i termini di prescrizione rimasti nel frattempo bloccati. In altre parole, il blocco scatterebbe, in via definitiva, solo per la doppia condanna, in primo e in secondo grado di giudizio. L’ipotesi più accreditata è che la riforma sulla prescrizione, già in vigore, venga modificata subito con un decreto legge (che contenga il nuovo accordo Pd–M5s-LeU) o al massimo venga introdotta con il decreto Milleproroghe, soluzione che però sembra essere più difficile.
Il ‘no’ dei renziani che chiedono il rinvio di un anno, a gennaio 2021 della riforma sulla prescrizione. Quindi, il lodo Annibali da votare alla Camera, nel decreto Milleproroghe, oppure il ritorno della legge del forzista Enrico Costa, che cancellerebbe del tutto la riforma di Bonafede.
La battaglia si giocherà soprattutto in Senato dove l’esecutivo giallorosso rischia di non avere la maggioranza senza i voti di Italia Viva. «Il Pd ha mollato Orlando e il riformismo (una sospensione della prescrizione di 36 mesi, ndr) per difendere Bonafede e il giustizialismo, ma noi votiamo contro i giustizialisti per ripristinare la nostra legge», hanno concluso i renziani.
Cosa dicono i sondaggi. La riforma della prescrizione piace, ma solo il 5% la conosce «nel dettaglio». Lo rivela l’ultimo sondaggio Ipsos (8 febbraio 2020) per il Corriere della Sera.
Alla domanda «Lo scorso primo gennaio è entrata in vigore la riforma della prescrizione. Lei era a conoscenza di questa riforma?», ha risposto «Sì, la conosco nelle sue linee generali» il 40%, mentre il 5% appunto ha risposto «Sì, nei dettagli». Il 36% dice di averne sentito soltanto parlare, mentre il 19% ammette di non conoscerla affatto.
Per un intervistato su due, inoltre, lo stop alla prescrizione restituisce maggior certezza della pena, dando al processo maggiore efficacia. E solo per il 25% lo stop rischia di determinare una perdita di efficienza degli uffici giudiziari.
L’accordo sulla prescrizione ha avuto come effetto quello di spaccare la maggioranza, ma le opinioni su un’eventuale crisi di governo sono divise. Se il 32% pensa che un’eventuale crisi sarebbe negativa, il 26% la riterrebbe «molto positiva» perché, secondo questa fetta di intervistati, l’attuale governo «non è adatto per il Paese».
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