Il comico tedesco Jan Boehmermann andrà a giudizio con l’accusa di diffamazione nei confronti del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La cancelliera Angela Merkel ha autorizzato i procuratori a occuparsi del suo caso, secondo quanto previsto dalla legge tedesca.
In Germania, l’articolo 103 del codice penale punisce con la reclusione fino a cinque anni chi insulta e diffama in pubblico le alte cariche di Stati stranieri.
La Cancelliera ha annunciato di persona la decisione, presa dopo cinque giorni di riflessioni e contatti con il suo vice Sigmar Gabriel e i ministri degli Esteri (Frank-Walter Steinmeier), dell’Interno (Thomas de Maizière) e della Giustizia (Heiko Maas). Ha adottato tutte le cautele: ha ricordato le divergenze di opinione all’interno della coalizione di governo (i socialdemocratici non avrebbero voluto che il processo si celebrasse); ha precisato che la decisione del governo è solo procedurale, e “nel merito del caso” decideranno i giudici in piena autonomia; ha aggiunto di voler accelerare l’iter legislativo per eliminare l’articolo in questione dall’ordinamento tedesco. Ma nulla ha potuto contro il fatto che ad oggi quell’articolo è ancora in vigore, e lo era lo scorso 31 marzo, quando Boehmermann è andato in onda con lo sketch incriminato. E nulla ha potuto contro la ragion di Stato, almeno secondo i suoi critici. Il caso vuole che i turchi siano la minoranza più numerosa in Germania, e che il caso Boehmermann sia scoppiato proprio nelle stesse settimane in cui la UE, con il decisivo contributo tedesco, stringeva un importante accordo con la Turchia sulla gestione dei flussi di migranti. E così, continuano gli stessi critici di cui sopra, tra placare l’ira funesta di Erdogan e garantire fino in fondo la libertà di parola e di satira dei suoi cittadini, alla fine ha vinto la prima.
Le ostilità fra Boehmermann e il governo turco iniziano il 17 marzo, proprio a proposito del discusso accordo UE-Turchia. La trasmissione Extra 3 della tv NDR manda in onda una canzoncina satirica, intitolata Erdowie, Erdowo, Erdogan (“Erdo-quando, Erdo-dove, Erdogan”), in cui il comico accusa il presidente turco di reprimere la stampa e gestire il potere come un tiranno. Il video circola su internet e arriva, con gli opportuni sottotitoli, anche in Turchia. Il governo locale – che meno di due mesi prima ha riaperto polemiche a non finire commissariando il giornale d’opposizione Zaman – reagisce convocando in patria l’ambasciatore a Berlino, una delle misure più forti che uno Stato può prendere contro un altro Stato senza prima dichiarargli guerra: per intenderci, è quel che ha fatto l’Italia contro l’Egitto dopo l’omicidio di Giulio Regeni, e la Farnesina si è decisa solo dopo due mesi di tentennamenti e depistaggi.
La prima volta, Berlino prova ad abbassare i toni dello scontro. La Merkel e il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker chiariscono a Erdogan di considerare la reazione esagerata, e si spendono a favore della libertà di espressione. Ma il 31 marzo arriva anche la reazione di Boehmermann. Nella trasmissione Neo Magazin Royale, il comico dice di voler spiegare a Erdogan la differenza tra satira e diffamazione. Spiega di sapere che quello che sta per fare è illegale e si produce in una poesia in cui dà fondo a tutti gli insulti immaginabili, attingendo a tutto il repertorio grottesco che è la sua specialità. Erdogan – il cui ritratto campeggia sul fondale della scena – è dipinto come un mostro pedofilo e zoofilo che si diverte a picchiare i cristiani e prendere a calci i curdi.
Questa volta l’ira del sultano è incontenibile. Il 3 aprile, al telefono con il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, la Merkel ammette che la poesia di Boehmermann “è un insulto deliberato”. Il capo della diplomazia tedesca, Frank-Walter Steinmeier, dice che con “grande probabilità” la poesia viola la legge. Nel frattempo la tv ZDF ha già rimosso dal sito web il video dello sketch.
Il procuratore generale di Magonza, Andrea Keller, avvia l’indagine – come prevede la legge – dopo aver ricevuto venti reclami dai cittadini. Ma per far proseguire l’azione legale servono altri due requisiti. Il primo è la richiesta formale del governo turco a quello tedesco: ma nessuno si illude che Erdogan voglia lasciar cadere la questione, e puntualmente domenica 10 aprile arriva la denuncia. Anzi, ne arrivano due: oltre che come capo dello Stato, Erdogan si dichiara parte lesa anche come privato cittadino, per non lasciare nulla di intentato. Il secondo è il consenso di Berlino, e come detto è arrivato oggi.
Nel frattempo la casa di Boehmermann è stata messa sotto protezione. La procuratrice Keller ha chiarito che la misura è stata presa per una valutazione indipendente della polizia giudiziaria, dopo che il comico era stato minacciato da sostenitori di Erdogan, e non su sua richiesta. Ma questo non gli ha impedito di vincere il suo secondo Grimme-Preis, il riconoscimento considerato l’Oscar della tv tedesca, assegnato ogni anno alle produzioni che “usano le possibilità specifiche del mezzo televisivo in modo straordinario e, nello stesso tempo, possono essere prese ad esempio di contenuti e metodi”.
F.M.R.
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