5,3 per cento. È quanto lo stato italiano dovrà pagare sui prestiti internazionali a scadenza decennale. Niente in confronto al 28 per cento che deve pagare la Grecia sui prestiti a tre anni. Oppure al 16 o al 18 per cento di Irlanda e Portogallo, ma sempre più di quel 4,85 per cento valido fino a venerdì mattina, e pericolosamente vicino al 5,65 per cento di quella Spagna che è sorvegliato speciale nello scenario europeo. Uno scenario che vede la retrocessione di Italia, Irlanda, Grecia e Portogallo nella fiducia posta dal mercato sulla capacità, da parte di questi tre Stati, di pagare gli interessi sui debiti accumulati. Il livello degli interessi, infatti, è inversamente proporzionale alla valutazione della solidità di uno Stato. Più è alto il tasso di interesse, più prestare soldi al debito pubblico viene considerato rischioso. Come per la Grecia, Irlanda e Portogallo, aleggia sempre il rischio che gli interessi sul debito salgano al punto da non consentire più al singolo stato di soddisfarli, rendendo necessario un maxi prestito d’emergenza da parte delle autorità finanziarie europee. Autorità che, nella veste della banca centrale europea, hanno stupito diversi investitori con una misura in controtendenza rispetto alle esigenze attuali. In un periodo in cui stati e privati hanno difficoltà a reperire finanziamenti, la BCE ha ulteriormente innalzato il costo del denaro stesso, portandolo dall’1,25 all’1,50 per cento. Da oggi sarà, quindi, più difficile ricevere soldi in prestito, siano a richiederli aziende, privati o ministeri delle finanze. “Diventa sempre più evidente” commenta laconico un editorialista della BBC “come la BCE sia molto più preoccupata dalla lotta all’inflazione che dall’abbattere i costi dei prestiti per i governi in difficoltà”. Un commento che mette ben in risalto una fondamentale dicotomia di interessi: da una parte chi si avvantaggia dell’alto costo del denaro, ricavandone una forza finanziaria. Dall’altra parte coloro i quali – piccoli imprenditori, aspiranti tali che non riescono a ottenere i prestiti necessari ad avviare nuove attività o governi con i conti non proprio cristallini – stentano a ricevere finanziamenti. E che, da oggi, stenteranno ancora di più.
Tommaso Vesentini
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