Donald Trump stravince le primarie anche in Nevada e nel partito repubblicano si conferma l’uomo da battere in vista del Super Tuesday, la giornata in cui gli elettori di 14 stati voteranno il loro candidato alle presidenziali USA di novembre prossimo.
Il miliardario newyorkese si è aggiudicato più del 46% dei voti nei caucus, staccando di netto gli altri quattro candidati. Sono più di venti i punti di scarto inflitti gli inseguitori Marco Rubio, fermo al 25%, e Ted Cruz, terzo con il 20%, mentre John Kasich e Ben Carson si spartiscono le briciole.
Secondo gli exit poll, Trump ha conquistato il voto di tutte le componenti dell’elettorato: ha vinto fra chi si dichiara “moderato” e fra i “conservatori”, nelle metropoli Reno e Las Vegas, nei piccoli centri e nelle campagne, tra i laureati e i meno istruiti. È perfino riuscito a strappare a Rubio, figlio di immigrati cubani che ha passato l’adolescenza a Las Vegas, il voto degli elettori ispanici, che lo hanno appoggiato anche dopo gli ultimi insulti ai messicani.
La débacle elettorale ha fatto finire la candidatura di Rubio nell’occhio del ciclone. Il 44enne senatore della Florida, appoggiato dall’establishment del partito e dagli ex sostenitori di Jeb Bush, aveva puntato tutto sul Nevada e sulla sua numerosissima minoranza di origini latine. Rubio aveva provato ad affascinare gli elettori moderati attaccando Trump sul terreno delle sue provocazioni: “Essere arrabbiati non è un progetto politico”, aveva detto in questi giorni.
Ma nonostante le tante dichiarazioni di appoggio arrivate dal Grand Old Party e la pioggia di dollari affluita nelle casse della sua campagna, per lui è arrivata la quarta sconfitta in quattro stati, e ora molti si chiedono quanto durerà ancora la fiducia dei finanziatori.
La scelta di Trump di puntare alla pancia dei votanti sta portando frutti, in un momento in cui il 57% dei repubblicani si dichiara “arrabbiato” con il governo federale. E così il miliardario di New York, scambiato per una macchietta fino alla vigilia delle elezioni, ha trasformato la frustrazione degli elettori in voti anche grazie ai toni aggressivi e politicamente scorretti.
“Possiamo vincere la nomination in meno di due mesi”, ha promesso Trump ai suoi sostenitori. Poi è tornato su due cavalli di battaglia della sua campagna: “Manterremo Guantanamo e costruiremo il muro con il Messico”.
Il ritiro di Jeb Bush, nei giorni scorsi, aveva lasciato Trump senza un nemico dichiarato contro cui portare i suoi attacchi. Ma ora che la corsa alla nomination somiglia sempre più a un testa a testa – per quanto asimmetrico, con un vincitore designato – il miliardario sembra pronto ad accettare la sfida. “Non vedo l’ora che Rubio mi attacchi”, ha dichiarato: “Ogni volta che lo ha fatto gli si è sempre ritorto contro”.
Mentre il partito democratico prepara le primarie nel South Carolina, in programma sabato, il prossimo appuntamento per i repubblicani è il “supermartedì” del 1° marzo. Gli elettori del GOP voteranno in 14 stati e i sondaggi danno Trump vincente in 12. Solo in Arkansas e in Texas, prima dell’apertura delle urne, sembra in vantaggio Ted Cruz, che ha già avuto la meglio in Iowa.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy