“Certo, si resta stupefatti che a un anno e quattro mesi dal ponte Morandi si arrivi a provvedimenti così drastici senza che nessuno abbia pensato prima di intervenire. Mi chiedo che fine abbiano fatto gli ispettori del ministero, i periti i controperiti del Ministero?”
Giovanni Toti, il presidente della regione più tartassata d’Italia dagli esiti del maltempo, nella notte ha commentato i provvedimenti di chiusura al traffico di tutta la A6 Torino-Savona, quella interessata dall’interruzione di una trentina di metri per crollo, disposi dalla Procura di Genova. Una misura assunta per consentire verifiche tecniche sui viadotti presenti in tale tratta.
“Con il sindaco Iacobucci (primo cittadino di Genova, ndr) cercheremo di parare anche questo colpo”, assicura Toti. Un dato di fatto è però l’isolamento della Liguria, sia dal mare – oggi i suoi porti non sono raggiungibili – che da terra, nonostante la riapertura in mattinata della circolazione sulla A26, una corsia per ogni senso di marcia. “Ci sono più di 4000 tir al giorno che partono e arrivano”. Il dato è fornito dal presidente dell’Autorità portuale del Mar Ligure occidentale Paolo Emilio Signorini: “Tutto il Nord Italia produttivo dipende da noi e siamo alla vigilia di Natale”.
A questo punto è urgente conoscere cosa farà il governo “perché si tratta di garantire la sicurezza dei cittadini e insieme l’economia non solo di Genova e della Liguria ma di tutto il nord-ovest del Paese”, dice Toti.
Serve subito una task force: “Voglio un tavolo che si riunisca a Genova, voglio ministri che vengano a Genova, stanziamenti straordinari di miliardi per questa regione e uno scudo legislativo che ci consenta di agire e tranquillizzare i cittadini ma soprattutto mettere in sicurezza l’asset più importante della logistica di questo Paese cioè i 4 porti della Liguria. E lo voglio oggi pomeriggio”.
La Liguria è isolata. Genova è isolata. Siamo tornati agli anni ’30, prima del piano regolatore che l’ha trasformata completamente modernizzandola.
Torniamo però a tempi più prossimi ai nostri, a un anno e quattro mesi fa. Al crollo del ponte Polcevera- Morandi. “Genova ha fatto molto dopo quel crollo – ricorda Toti – ma cosa hanno fatto gli altri oltre a parlare della revoca delle concessioni”. Già le concessioni. Quelle che hanno arricchito privati come la famiglia Benetton, proprietaria del 30% delle quote della società Atlantia, quella che controlla Autostrade per l’Italia. Sul bilancio di quest’ultima il crollo del viadotto ha pesato per 500 milioni di euro, ma questo non le ha impedito di chiudere il 2018 in utile e staccare dividendi per un totale di circa 743 milioni. Di cui, quindi, quasi un terzo confluiti nelle tasche dei Benetton, quelli che hanno festeggiato ugualmente il ferragosto all’indomani dei 33 morti e oltre 600 sfollati per colpa del crollo .
Niente controlli sulle infrastrutture in carico, niente ispezioni, niente manutenzione. In cambio soldi, tanti soldi: Autostrade per l’Italia tra il 2001 e il 2017 ha incassato quasi 45 miliardi, reinvestendone meno di 20 nella rete autostradale.
Nel caso del tratto della Torino-Savona, invece, ad andare in profondo rosso è Astm, la holding controllata dalla famiglia Gavio: è questa la società cui fa riferimento l’Autostrada dei Fiori, che ha in concessione il ponte crollato sotto il peso del fango.
Le autostrade un bene pubblico
Un bene pubblico che nelle mani dei privati è diventato come una gallina dalle uova d’oro (per loro) e il disastro per tutta la comunità ligure (in questo caso). Lo Stato non se la sentiva di gestire la rete autostradale? Nel frattempo pero’ le società che dovevano controllare sono state smembrate dalla politica e la sezione del Ministero Infrastrutture e Trasporti dedicata ai controlli e’ senza mezzi e senza soldi. Impossibilitata praticamente a fare ogni tipo di controllo.
Il ‘gioco’ torna solo a favore dei concessionari privati a cui, come abbiamo potuto appurare, non interessa il bene pubblico, neppure la sicurezza. Interessa solo che noi entriamo in autostrada, passiamo il casello e paghiamo sempre di più: tanto non abbiamo alternativa. A fronte di investimenti minimi, tanto contano solo gli utili. Conta trattare affari e vendere partecipazioni come il Gruppo Gavio che ha venduto solo 11 mesi fa ai francesi il 40% a 800 milioni di euro.
Imprenditori incoscienti e politici squallidi, traditori del loro mandato. E andiamo ben oltre i singoli politici quando di mezzo ci sono partiti interi con decenni di rapporti oscuri con i concessionari. Fin da quando gli vennero ‘regalate’ le nostre autostrade, come ai Benetton sostenitori da sempre della sinistra, ormai interamente pagate da noi cittadini.
Considerato che si tratta di un bene comune, indispensabile a tutti e valutati i risultati più che disastrosi, si deve tornare alla gestione pubblica, diminuire le tariffe o – come in Svizzera – avere solo un bollino annuale e poi viaggiare liberi. Il futuro della Liguria e del Paese passa anche da questa decisione forte, ma l’interesse di un singolo concessionario non può condizionare l’economia del Paese e della nostra regione.
In Liguria sta per tornare l’allerta meteo giallo/arancione: da domani sono previste piogge diffuse e temporali. Mentre i tecnici torneranno a sorvegliare la massa instabile sulla collina, gli abitanti riprenderanno a tremare.
B.A.
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