Il rischio prescrizione ha fatto accelerare, in Cassazione, la fissazione dell’udienza per il processo Mediaset nel quale l’ex premier Silvio Berlusconi ha riportato in appello la condanna a quattro anni di reclusione (tre condonati) e a cinque di interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria che lo estrometterebbe dal Senato. La Suprema Corte, infatti, avvertita dagli uffici giudiziari milanesi che per uno dei due reati contestati al “Cav” hanno calcolato la mannaia della prescrizione per agosto, è corsa ai ripari e ha fissato al 30 luglio, l’udienza per esaminare nel metodo, e non nel merito come troppo spesso accade, il secondo grado del processo che ha visto Silvio imputato insieme all’egiziano Frank Agrama e agli ex manager Mediaset Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano. Dunque, tra venti giorni circa,un altro verdetto si abbatterà, probabilmente come una scure, sulla testa del presidente del Pdl. Sarà forse il colpo definitivo per mandarlo ko e farlo fuori una volta per tutte dalla scena politica. Ci hanno provato e riprovato numerose volte durante l’ultimo ventennio. Meno di dieci giorni fa (24 giugno) era stata pronunciata la sentenza di primo grado per il processo Ruby: 7 anni di carcere (uno in più rispetto alla richiesta del Pm) per i reati di concussione e sfruttamento della prostituzione, nonché interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ovviamente il comportamento a sorpresa dei giudici nei confronti di Berlusconi non piace al Popolo della Libertà e fa temere possibili ripercussioni sul governo. Dopo 4 ore di riunione, il gruppo del Pdl alla Camera ha deciso nella tarda serata di martedì di riaggiornarsi a questa mattina per decidere se disertare o meno i lavori di Montecitorio. L’ Aula della camera, infatti, è convocata per le 10. Sarebbe sufficiente che i pidiellini decidessero di continuare a rimanere riuniti per far saltare i lavori. Non è escluso, poi, che nel pomeriggio la riunione dei deputati venga allargata anche ai senatori per stabilire le prossime mosse. L’accelerazione impressa a una tabella di marcia che, sulla carta, avrebbe potuto protrarsi anche fino ai primi mesi del 2014 (passano circa otto mesi dall’arrivo di un ricorso penale in Cassazione all’udienza) si è fatta sentire, negativamente, anche sugli affari della famiglia Berlusconi. Il titolo Mediaset è stato sospeso per eccesso di ribasso e ha chiuso, a Piazza Affari, con un crollo del 3,56%. “Esterrefatto” per la celerità l’avvocato Franco Coppi, entrato nel collegio difensivo di Silvio Berlusconi: “Non si è mai vista una cosa del genere – commenta – che determina un aggravio delle possibilità di difesa perché contavamo di avere più tempo per svolgere i nostri approfondimenti e ora dovremo fare in venti giorni quello che contavamo di fare con maggior respiro”. Quanto alla possibilità che al Palazzaccio il processo sia stato calendarizzato, in tempi stretti, proprio per l’ipotesi di una prescrizione intermedia, ossia riguardante una parte del reato contestato a Berlusconi, che scatterebbe il prossimo settembre, il penalista risponde: “In Cassazione di casi di prescrizione intermedia se ne vedono abitualmente e spesso sono gli stessi giudici a rideterminare la pena”. E l’avvocato Coppi conclude: “Ci batteremo comunque per ottenere l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna inflitta a Silvio Berlusconi”.
Per l’altro legale del Cavaliere, Nicolò Ghedini, questa fissazione lampo “davanti alla sezione feriale, dopo un tempo eccezionalmente breve dalla conclusione del processo d’appello avvenuta lo scorso otto maggio, non ha precedenti, se non in casi rarissimi con imputati detenuti”. Tesi respinte dal leader dell’Anm Rodolfo Sabelli che si dice “molto sorpreso da queste polemiche sulla Cassazione che si è limitata ad applicare quanto previsto dalla legge: nei confronti di Berlusconi non c’è stato alcun trattamento di sfavore per il quale meravigliarsi o scandalizzarsi”.
Si trincera dietro il ‘silenzio stampa’ delle ultime settimane Silvio Berlusconi:nessuna nota scritta. Sono invece i suoi, legali e uomini del partito, ministri compresi, che alzano gli scudi a sua difesa. Per il vice premier Alfano c’è qualcosa che non funziona, un insieme di ‘stranezze’ che non fanno pensare a esiti positivi. Il segretario del Pdl si dice “ammirato per questa prova di efficienza della Corte che ha battuto ogni record del giusto processo”. Alfano confessa poi di confidare che “un identico trattamento sarà riservato, come è doveroso, anche ai tanti cittadini meno famosi ma egualmente desiderosi di una giustizia così fulminante”. Il coordinatore Sandro Bondi avverte invece: “Se il disegno è quello di eliminarlo allora si farà resistenza non violenta”, mentre per Cicchitto i giudici “vogliono colpire Berlusconi e destabilizzare il governo”. Intanto la ‘pasionaria’ Daniela Santanché minaccia di “passare all’azione”.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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