Abrogazione parziale della legge Merlin per riaprire le case chiuse. Ad avanzare la proposta la capogruppo del Pdl nel consiglio comunale di Roma, Sveva Belviso, che ha dato vita ad una raccolta firme per modificare alcuni articoli della legge anti-prostituzione del 1958.
L’obiettivo è quello di raggiungere 500 mila firme, numero indispensabile per il referendum abrogativo, l’unico strumento giuridico che possa portare alla modifica della legge.
L’iniziativa della Belviso non è isolata: in alcuni comuni del Veneto l’iniziativa referendaria è già a buon punto. Entro il 20 ottobre le firme dovranno essere presentate alla Corte Costituzionale per il giudizio di ammissibilità.
Consigliere Belviso come nasce questa iniziativa?
R. “L’iniziativa nasce dalla volontà di dare una regolamentazione al fenomeno della prostituzione che, dal 1958, è assolutamente incontrollato. La Legge Merlin nasceva con lodevoli intenzioni ma a distanza di oltre cinquant’anni alcune norme sono obsolete e non rispondono più alla situazione socio-politico nazionale ed europea. L’azione referendaria, oltre a voler abrogare alcuni articoli di legge, vuole essere soprattutto uno strumento popolare che riaccenda un dibattito politico intorno ad un tema delicato che va affrontato”.
Si riferisce ai flussi di immigrazione clandestina?
R. “Certamente! Da anni la prostituzione viene esercitata da ragazze dell’Est Europa o proveniente dal continente africano che vengono sfruttate e ridotte in schiavitù. Dietro la prostituzione che vediamo nelle nostre città, ci sono attività criminali, gestite dalle mafie dei paesi di provenienza della ragazze con introiti che superano i 5 miliardi di euro l’anno”.
Quindi un’iniziativa di regolamentazione sia da un punto di dignità personale che di contrasto all’illegalità?
R. “Esatto. Con l’abrogazione parziale dei alcuni articoli della Legge Merlin verrà meno il divieto di aprire case di tolleranza e se passerà il referendum, dopo anni di indifferenza, potremo avere luoghi che saranno controllati e legalizzati. In più si potrà introdurre una nuova fattispecie di reato, per il momento assente dal nostro ordinamento giuridico, come la prostituzione in strada. Adesso le uniche possibilità di azione penale sono lo sfruttamento, la tratta e la prostituzione minorile: reati che vengono commessi, quotidianamente, in tutte le nostre strade. La riapertura delle case eliminerebbe lo sfruttamento e ridarebbe ordine pubblico e sociale vietando e punendo la prostituzione in strada”.
Togliere la prostituzione in strada non potrebbe limitare la libertà individuale di una persona che vuole fare questa attività?
R. “Assolutamente no. Con la reintroduzione delle case verrà garantita la libertà di prostituirsi. Chi vorrà esercitare questo lavoro, però, potrà farlo solo nei luoghi preposti per questa attività”.
In che modo le case chiuse potranno produrre introiti per lo Stato?
R. E’ molto semplice. Chi eserciterà l’attività nelle case di tolleranza sarà equiparata o equiparato ad un lavoratore autonomo: ad ogni prestazione dovrà rilasciare uno scontrino fiscale. In questo modo lo Stato potrà avere introiti che attualmente sono sommersi e che arricchiscono le casse della malavita che vive di questa attività”.
Chi volesse aderire a questa sua iniziativa come può fare?
R. “I moduli per le firme sono presenti al Segretario Generale del Campidoglio all’Ufficio Protocollo e presso i quindici Municipi capitolini Prima di andare a firmare consiglio di consultare sul sito del Comune di Roma gli orari di apertura al pubblico”.
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