Ad agosto e ad ottobre furono i terribili movimenti ondulatori e sussultori della terra a fare vittime e distruggere paesi interi nelle Marche, in Umbria e anche nell’alto Lazio. Questa volta è stata la sfortunata concomitanza di più eventi atmosferici di una certa entità a causare lo spostamento di un bell’albergo a 4 stelle a 1.200 metri di altezza in provincia di Pescara: la pioggia dei giorni scorsi aveva indebolito il terreno, la neve è sopraggiunta particolarmente abbondante, il vento forte ha spostato e ammassato la neve caduta e le scosse telluriche hanno dato il ‘colpo di grazia’ smottando questi enormi cumuli e trasformandoli in quella slavina che ha letteralmente spazzato l’intera struttura alberghiera insieme agli ospiti che la occupavano alle 17,40 di ieri pomeriggio.
Al momento, dal ‘Rigopiano’ in località Farindola, sono stati estratti solo corpi senza vita: 3 in tutto, ma il numero è destinato a salire perché si calcola che i dispersi siano 35. Ma le difficoltà nel portare i soccorsi rimangono ancora notevoli per il cumulo di detriti, rami e tronchi d’albero che si è abbattuto sulla struttura recettiva. Solo per raggiungere l’albergo, le squadre di vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, uomini del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza, medici, paramedici e volontari della Protezione Civile, che si sono mosse da L’Aquila e da Pescara hanno impiegato 20 ore di fatica bestiale arrancando tra muri di neve e un vento gelido in un viaggio che è iniziato alle 18 di ieri, quando l’allarme lanciato da Giampiero Parete, uno dei due sopravvissuti che sotto le macerie ha ancora moglie e figli, è arrivato nelle centrali operative.
Come al solito in casi del genere, proprio quando si dovrebbe essere più coesi e solidali, le polemiche fioccano proprio come la neve dei giorni scorsi. Da parte dei sindaci, dei cittadini colpiti, ma soprattutto da parte di chi, fortuna sua, può esprimersi da dietro una scrivania, utilizzando il suo computer, o comodamente seduto in poltrona, al caldo, attraverso il suo smartphone e i social di cui fa parte.
E, allora, andiamo a vedere come funziona la centrale dei soccorsi della Protezione Civile, una ‘catena’ che coinvolge Comuni, Regioni, Stato centrale. Quello di Protezione Civile è un sistema articolato e complesso che prevede una ‘catena’ di responsabilità e coinvolge numerosi soggetti, a partire dai sindaci e dalle Regioni. Da questa cooperazione, indispensabile perché il sistema funzioni, nasce l’insieme delle attività messe in campo per tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni che derivano dalle calamità: previsione e prevenzione dei rischi, soccorso delle popolazioni colpite, contrasto e superamento dell’emergenza e mitigazione del rischi. Il servizio nazionale della Protezione Civile è stato istituito nel 1992 con la legge 225 e come sue componenti ha le amministrazioni centrali dello Stato, le Regioni e le Province Autonome, le Province, i Comuni e le Comunità montane che devono funzionare in rete. Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Forze Armate, Forze di Polizia, Corpo Forestale dello Stato, Comunità scientifica, Croce Rossa Italiana, strutture del Servizio Sanitario Nazionale, organizzazioni di volontariato, Corpo Nazionale di soccorso alpino e speleologico, costituiscono le strutture operative. Il Servizio Nazionale opera a livello centrale, regionale e locale, nel rispetto del principio di sussidiarietà. “Il contesto territoriale del nostro Paese, soggetto ad una grande varietà di rischi – spiega la stessa Protezione Civile sul proprio portale – rende infatti necessario un sistema che assicuri in ogni area la presenza di risorse umane, mezzi e capacità operative in grado di intervenire rapidamente in caso di emergenza, ma anche di operare per prevenire e, per quanto possibile, prevedere eventuali disastri”. Qualunque sia la natura e l’estensione dell’evento, il protocollo di gestione dell’emergenza prevede che la prima risposta debba essere garantita a livello locale, a partire dalla struttura comunale, che è l’istituzione più vicina al cittadino. Il primo responsabile della protezione civile in ogni Comune è quindi il Sindaco. Quando però l’evento non può essere fronteggiato con i mezzi a disposizione del comune, si mobilitano i livelli superiori attraverso un’azione integrata e coordinata: la Provincia, la Prefettura, la Regione, fino al coinvolgimento dello Stato in caso di emergenza nazionale. Questo complesso sistema di competenze trova il suo punto di raccordo nelle funzioni di indirizzo e coordinamento affidate al Presidente del Consiglio dei Ministri, che si avvale del Dipartimento della Protezione Civile.
A.B.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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