Il tritolo trovato in Puglia lo scorso 29 aprile, nascosto sotto un albero, doveva servire ad uccidere il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo. Lo avrebbe rilevato un collaboratore di giustizia affiliato alla Sacra Corona Unita, organizzazione criminale pugliese di stampo mafioso.
Il criminale, originario del napoletano, avrebbe riferito una conversazione dei suoi compagni di cella, appartanenti alla Camorra, mentre parlavano di un agguato al magistrato. A quanto pare, il clan stava già studiando da tempo i suoi movimenti ed era già stabilito che l’attentato si sarebbe verificato a Gioia del Colle, dove risiede il capo della Procura di Napoli.
Le indagini sono ora affidate al pm Antimafia di Bari Roberto Rossi, lo stesso che ha guidato l’operazione di sequestro dei 550 grammi di quel tritolo che sarebbe stato destinato a Colangelo, oltre ad una pistola semiautomatica Tokarev calibro 7,65, completa di munizioni.
L’esplosivo è stato rinvenuto di fronte al cancello d’ingresso della tenuta del boss e trafficante di armi Amilcare Monti Condesnitt, nell’ambito di un indagine relativa al tentato omicidio di Giuseppe Drago lo scorso 14 febbraio nel quartiere San Pio di Bari. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la causa sarebbe sempre la stessa: guerre tra bande per il controllo del territorio.
Oltre a Condesnitt erano finiti in manette il suo braccio destro Francesco Ciccarone, Antonio Saponaro e Paolo Paterno, tutti sulla trentina e Giuseppe Piscopo, di 24 anni. Intanto al Procuratore di Napoli e finchè l’indagine non sarà conclusa, è stata ora rafforzata la scorta.
P.M.
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