Sono per lo più studenti, coraggiosi, ma anche preoccupati. Dopo la strage di Parkland i sopravvissuti chiedono al Presidente più controlli sulle armi e non hanno intenzione di arrendersi.
I hear you, il quinto punto delle annotazioni all’incontro alla Casa Bianca, con i sopravvissuti alle sparatorie nelle scuole americane, per ricordare a Trump di essere quanto più empatico – per molti rappresenta la cifra della distanza tra il Presidente e il tema armi.
Una “sessione di ascolto” alla quale hanno partecipato alcuni studenti della scuola di Parkland in Florida dove il 14 febbraio scorso sono morte 17 persone. Il killer un giovane di diciannove anni, vicino a gruppi di suprematisti bianchi era un ex studente dell’istituto.
Molti di loro avevano già partecipato ai cortei nella capitale della Florida Tallahassee e prima ancora a Fort Lauderdale. Un modo per trasformare la tragedia in azione politica, sanno che se fossero rimasti a Parkland le loro voci non sarebbero state ascoltate e chiedono che le cose cambino una volta per tutte.
Una mobiltazione dei giovani contro Trump accusato di proteggere la Nra la lobby delle armi e di non fare abbastanza per evitare che tragedie come queste continuino a ripetersi.
La stessa associazione che finanzierebbe i membri del congresso e il presidente stesso, in un paese dove ci sono 300 milioni di armi in tutto su un totale di 320 milioni di abitanti.
“Al movimento di coscienza” creato dagli studenti si accodano numerose aziende americane come la United e la Delta che hanno deciso di sospendere la partnership di co-branding con la Nra.
Un passo avanti il Presidente l’ha fatto: il bando del “bump stock”, un dispositivo che permette di trasformare i fucili semi automatici in mitra , la stessa arma illegale utilizzata da Stephen Paddock che a Las Vegas lo scorso ottobre ha ucciso 58 persone. Ma non basta.
“Dobbiamo armare gli insegnanti” l’ultima proposta del Presidente durante l’incontro alla Casa Bianca con i soppravvissuti delle tragedie in Colorado e Columbine. “Mi rendo conto che sia un’ipotesi controversa, ma siamo qui per ascoltare” dice Trump.
Un progetto che vuole funzionare da deterrente ma che a molti non è piaciuto, tra cui la Vice Presidente del sindacato nazionale degli insegnanti. “Non e’ una una cosa buona”spiega Becky Pringle in questo modo trasformiamo le scuole in prigioni.
Trump si corregge parlando non solo di armi ma anche di formazione. I professori non ci stanno e all’hashtag “never again” rispondono con “arm me with” ovvero invece delle armi – dicono – dateci, quaderni e libri. Niente pistole o proiettili un’iniziativa di due insegnanti del Kansas, Olivia Bertles e Brittany Wheaton che chiedono anche maggiore benessere emotivo per gli studenti e figure professionali in grado di farsi carico della salute mentale dei giovani.
Scettica anche la figlia del Presidente, Ivanka che commenta: “non so se armare gli insegnanti sia una buona idea”. Anche il governatore della Florida, il repubblicano Rick Scott è contrario: “voglio insegnanti che insegnino e forze dell’ordine in grado di proteggere gli studenti”, ha detto.
In realtà Trump un asso nella manica ce l’ha e sarebbe un progetto di legge che vede l’appoggo proprio della Nra e che includerebbe controlli sugli acquisti delle armi e limiti per chi ha problemi mentali. Il tentativo potrebbe anche includere l’aumento dell’età per gli acquisti a 21 anni.
Dubbi anche dai partiti. Secondo il Washington Post gli appelli ad agire sono stati accolti con un assordante silenzio. Il tema dei controlli spacca i repubblicani e non vede sulla stessa linea neanche i democratici.
Fare pressione sul mondo della politica è proprio l’obiettivo della grande marcia prevista a Washington il 24 marzo, organizzata dai giovani sopravvissuti della strage di Parkland.
Giorgia Orlandi
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