Il gol “da polli”, come lo ha definito Roberto Mancini, di Gonzalo Higuaìn, a 30” dal termine della sfida del S. Paolo, ha completato il quadro delle semifinali di Coppa Italia che vedranno opposte Lazio-Napoli, da un lato, e Fiorentina-Juventus dall’altro, programmate per ora il 4 marzo (andata) e l’8 aprile (ritorno). La notizia è che nel lotto delle fantastiche quattro non c’è la Roma di Garcia, estromessa dal colpo esterno dei Viola, capaci di sbancare l’Olimpico grazie ad una doppietta del redivivo Mario Gomez che ha regalato al suo tecnico Vincenzo Montella, in un colpo solo, qualificazione e primo successo da tecnico contro la sua ex squadra al quadrato (vi ha sia giocato che allenato).
Lo 0-2 sotto il diluvio e la prima vera contestazione (qualche primo timido accenno di insoddisfazione si era registrato già dopo il sofferto ottavo vinto, tra mille polemiche arbitrali, contro l’Empoli) hanno, di fatto, certificato l’apertura della crisi in casa giallorossa. Facendo passare in secondo piano anche un calciomercato di riparazione dove pure la società di Pallotta non è stata a guardare: Doumbia, Ibarbo e Spolli (più il riscatto di Paredes). A fronte della cessione, pur dolorosa, del solo Destro al Milan (sia pure in prestito). Non male, in termini assooluti. La Roma si sarebbe anche rinforzata. Per quantità e qualità degli arrivi. Ciò che lascia perplessi è la logica sottesa a queste operazioni: una squadra bisognosa come l’ossigeno di una punta di peso, capace di sgomitare in area, si è privata dell’unico bomber di razza presente in rosa (Borriello è stato confinato ai margini e non certo da oggi) in favore di altri due attaccanti di manovra. Due velocisti, in attesa del rientro del più veloce di tutti: Gervinho. Forse a Trigoria si pensa di risolvere il problema della scarsa incisività sotto porta con ripetuti sprint. Curioso, per una squadra che Garcia ha costruito per fare gioco e stringere d’assedio gli avversari. Si capisce la predilezione per il “falso nueve” ma giocare con il solo Totti (che, vista la carta d’identità, andrebbe maggiormente centellinato) a prender botte in mezzo alle difese schierate. Mah.
Altro punto nodale è rappresentato dal quantitativo industriale di infortuni muscolari che stanno falcidiando la rosa giallorossa: l’ultimo di una serie senza fine è stato proprio il colombiano Ibarbo, appena arrivato e in campo già una mezzoretta contro la Fiorentina in Coppa. “lesione tra il 1° e il 2° della giunzione miotendinea del gemello mediale destro“: questo l’impietoso esito degli accertamenti medici. Ibarbo out per almeno 5 settimane. E proprio alla vigilia della delicata sfida alla sua ex squadra, il Cagliari. Proprio ora che, sotto la sapiente guida di Gianfranco Zola, gli isolani avevano ripreso a marciare a pieno regime, almeno tra le mura amiche. Nonostante gli avvertimenti lanciati dal medico sociale sardo, Marco Scorcu. Un episodio che ha del grottesco. E che getta ulteriore benzina sul fuoco che sta consumando i già tesi rapporti tra lo staff tecnico della Roma e quello sanitario, cui si imputa di aver dato il lasciapassare non solo all’acquisto del giocatore ma anche al suo immediato utilizzo in Coppa. Dopo un’assenza dai campi di oltre un mese. Un particolare che, a Trigoria, devono aver considerato parecchio secondario.
Ora, sul banco degli imputati, compare anche un nome sconosciuto ai più: quello di Paolo Rongoni, il nuovo preparatore atletico, fortemente voluto da Garcia. Ed è chiaro che non può esser tutta colpa del professionista in questione. Ma intanto, una prima, implicita ammissione di qualche errore già c’è: sono state ridotte le sedute in palestra, mai troppo gradite ai giocatori che gli attribuiscono un rapporto causa-effetto circa la scarsa brillantezza della squadra.
Anche la professione di “fedeltà” del tecnico ispano-francese (avrebbe rifiutato offerte “irrinunciabili” da sirene di assoluto prestigio e circolano i nomi di Arsenal, Tottenham, Psg e Barcellona) svelata dal ds Walter Sabatini non è sufficiente ad esentare il tecnico da critiche più che giustificate. La Roma segna poco, è vero, ma le percentuali di realizzazione restano buone. In sostanza, le poche volte che i giallorossi arrivano al tiro, la mettono dentro. Segno che, più che l’attacco, a fare cilecca sono i rifornimenti di un centrocampo che ora vede out anche De Rossi e Strootman (quest’ultimo per tutto il resto della stagione). E non è che Capitan Futuro stesse fornendo prestazioni memorabili. L’involuzione di Pjanic, poi, è un mistero: il bosniaco dopo la perla balistica di Parma si è decisamente perso. Keita, appena rientrato dalla Coppa d’Africa, è già tra i migliori. Un brutto segnale per i compagni di reparto. Rimane il solito Radja Nainggolan, quantità inesauribile affiancata a piedi non disprezzabili. Il tutto condito da una propensione alla rete da attaccante aggiunto. Esempio di un incrocio sulla direttrice Cagliari-Roma andato a buon fine. Poi c’è l’equivoco Florenzi cui manca solo di rilevare De Sanctis tra i pali per poter dire di aver ricoperto tutti i ruoli. Risultato? Il giovane centrocampista appare molto confuso e certamente snaturato. In difesa, infine, ovvio rilevare che la coppia Castàn-Benatia fosse ben altro spessore rispetto a Manolas- Yanga Mbiwa (o Astori). Ma qui, l’allenatore c’entra poco. Da risolvere anche la grana- Maicòn: il brasiliano continua ad arrancare oltre ogni più fosca previsione. E la pazienza ha un limite.
In sostanza, giusto appellarsi alle tante assenze, ma queste, da sole, non spiegano tutto: la Roma è scivolata a -7 dalla Juve, si trova un Napoli arrembante a sole 4 lunghezze, è fuori dalla Champions, dalla Coppa Italia e non vince una gara all’Olimpico dal 30 novembre (senza considerare gli “aiutini” con l’Empoli in Coppa). Qualcosa, anche nella testa dei giocatori, si è rotto dopo la batosta con il Bayern. La Roma, squadra forte, si era creduta fortissima e già in grado di competere alla pari con le big d’Europa e il risveglio è stato impietoso. Il miracolo operato da Garcia lo scorso anno, quando rianimò un gruppo allo sbando dopo la finale-derby di Coppa Italia persa non si è ripetuto. E, sotto il profilo del gioco, il francese, atteso ad una riconferma, sta confermando di essere sì un buon tecnico, ma non il fenomeno che era stato frettolosamente (e pomposamente) dipinto. Un pò come i suoi giocatori.
Rimane, comunque, una flebile speranza di riagganciare una Juve che, per suo conto, non è che incanti, l’obiettivo, concreto, di tenere a distanza il Napoli e una Europa League non impossibile.
Intanto, a Cagliari, ultima chiamata utile nella corsa tricoolore, mancheranno anche gli squalificati Manolas e Florenzi. Piove sul bagnato.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy