Uno dei generi più amati dal pubblico di tutto il mondo, è cosa nota, è il teatro musicale. Sin dalle proprie origini, in occidente come in oriente, il teatro fonda sulla musica come su uno degli elementi essenziali per la rappresentazione scenica, e nella musica trova spesso la sua più immediata forma di trasmissione empatica.
In America e nel Regno Unito il Musical è diventato un genere da esportazione, ed i teatri che stabilmente rappresentano quelli che sono divenuti i cult-show per milioni di spettatori di tutto il mondo, registrano da anni il tutto esaurito, senza soluzione di successo. È pertanto legittimo, da parte anche di operatori ed artisti italiani, aspirare ad importare questo tipo di progetto, magari ispirandosi a capolavori del genere quali “The Phantom Of Opera” di Webber, o a “Les Miserables” che, nato in sordina in Francia fu poi prodotto e lanciato nel mercato internazionale dal re del musical Cameron Mackintosh. E sicuramente a questi due spettacoli che si sarà ispirato Giancarlo Acquisti nell’ideare il neonato “Raffaello e la leggenda della Fornarina”, spettacolo che, nelle manifeste intenzione dei suoi produttori, aspira a diventare uno spettacolo a tenitura stabile a Roma, a favore del pubblico locale, ma soprattutto di quello composto dai turisti che affluiscono nella capitale. Una sfida intrigante ed ambiziosa, che pertanto si attua attraverso una costruzione lenta e meticolosa di questo progetto teatrale, che vede impegnato un enorme stuolo di creativi, di interpreti e di maestranze, ed una realizzazione che si va concretizzando in più livelli, di cui, lo scorso 13 giugno, è stato data la prima visione pubblica al Teatro Argentina di Roma. Una serata ad inviti che ha visto un caloroso pubblico accogliere lo spettacolo con entusiasmo, e tra loro spiccavano le presenze del regista e coreografo Gino Landi, una splendida Lorella Cuccarini, il regista Claudio Insegno ed alcuni giovani componenti del cast della nuova edizione di “Notre Dame de Paris”. La forma concerto con cui è stato presentato il neonato musical offre poche possibilità di giudizio rispetto all’allestimento registico e scenografico, pur essendo già molto evidenti le caratteristiche popolari che lo ispirano, ma, soprattutto, non facilita la fruibilità del testo, piuttosto complicato sia nello svolgimento della trama, nella quale si incrociano tre livelli temporali del racconto, che nel linguaggio un po’ troppo arzigogolato per un musical, che, peraltro, ha mire di comprensione internazionale. In quanto alla musiche, sono tutte, quelle sì, orecchiabilissime, ma anche molto riconoscibili: in alcuni casi le melodie di “I dreamed e dream” e “Master of the House” da “Les Miserables”, o di “Angel of Music” e “Primadonna” da “The Phantom of Opera”, e della italica “Roma non fa la stupida stasera” da Rugantino, risultano qualcosa di più di un’ispirazione o di una semplice citazione. In quanto al cast ci troviamo di fronte a tre stelle di eccezionale bravura, nel panorama del musical, quali una straordinaria (ma il termine risulta banale) Renata Fusco, una voce eccellente ma soprattutto una vis interpretativa che in Italia non ha eguali, che le consente di colorare il personaggio della Fornarina con tinte degne del pittore che la rese immortale, qui interpretato da un irresistibile Miche Carfora, un misto di talento, energia e fisicità. Al bravissimo Pietro Pignatelli il ruolo più difficile, quello del giornalistaa cui viene affidata la narrazione della complicata trama che egli riesce a rendere teatro pur nel non facile svolgimento e nella non sempre comprensibile scelta linguistica. Pignatelli utilizza le sue eccellenti doti di attore di prosa in modo elegante e non gigionistico (cosa facilissima in casi come questo) e regala al pubblico una possibilità di fruibilità. Purtroppo non lo ascoltiamo cantare molto, quasi per nulla, e questo ci dispiace, essendo la sua una della più belle voci del panorama teatrale italiano. Il resto del cast è quasi tutto all’altezza, da ricordare ognuno per le caratteristiche interpretative che li contraddistinguono, dalla potente e dolce voce di Laura Galigani, al vigore giovanile di Lorenzo Tognocchi, fino alle mature prove di Gianni Pontillo e Luisa Ricci, senza dimenticare la fresca spettacolarità di Lello Busiello, mentre qualche riserva la mostriamo per l’acerba prova di Daniele Adriani, non a fuoco dal punto di vista vocale e poco convincente come sfortunato e dissoluto sciupafemmine. L’appuntamento con il pubblico e gli addetti ai lavori è sempre a Roma per il prossimo 6 luglio nel tempio del teatro musicale italiano: il leggendario Teatro Sistina, dove potrà essere finalmente presentata l’opera completa.
Gianmarco Cesario
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