Lo ha spiegato il deputato M5S Alessandro Di Battista ieri sera a Dimartedì (La7). Il problema per lui non è l’avviso di garanzia, ma ben altro: il Comune di Roma “non è facile governare”, ecco perché “sin dall’inizio abbiamo chiesto tempo” (andiamo per gli 8 mesi, ndr). “Raggi ha sbagliato a mettere una firma, si vedrà, si è affidata a una persona sbagliata. Però è pur vero che questa nomina è stata immediatamente revocata”.
Perché la vicenda l’ha ben spiegata ieri la stessa sindaca sulla sua pagina di Facebook, anche se ha omesso di scrivere la parola ‘indagata’:
Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla Procura di Roma nell’ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo che, come è noto, è già stata revocata. Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle. Ho avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini. Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento”.
Motivo di tanto rumore silenzioso, si comunica solo attraverso blog e social, è la novità che riguarda l’invito della Procura di Roma per Virginia Raggi a presentarsi nelle sedi competenti e riferire in merito alle accuse di abuso d’ufficio e falso. Ieri, infatti, le è stato notificato l’atto di comparizione nel quale le viene contestata la nomina a capo del Dipartimento Turismo del vigile urbano Renato Marra, fratello di Raffaele, l’ex capo del Personale e vice del gabinetto della sindaca, arrestato per corruzione il 16 dicembre con l’accusa di aver ricevuto i soldi per un appartamento dal costruttore Sergio Scarpellini.
Adesso, quindi, tocca a lui, al “Garante” che dovrà esprimersi sul caso-Raggi e spiegare le ragioni della sua scelta. Un passaggio di responsabilità politica che si scarica tutta su Grillo, a questo punto sempre più coinvolto nelle vicende della Capitale. E sempre più stretto in una tenaglia in cui da un lato non può interrompere l’esperienza di Roma e dall’altro deve districarsi in una inchiesta giudiziaria complicata fatta di intercettazioni che inquinano il marchio della trasparenza.
Nessuno stupore, nessuno “choc”, si è registrato a Palazzo Senatorio, negli uffici della sindaca. Tanto sicura, al netto degli scongiuri, che quella notifica sarebbe arrivata, prima o poi, da avere consultato già dai primi di gennaio un pool di avvocati per improntare una eventuale difesa. Legali esterni, non dell’Avvocatura comunale, a cui ha già spiegato la sua posizione. Ecco perché il mantra, per schivare la nuova bufera giudiziaria che si abbatte sul Campidoglio, è «calma e gesso». Lo stesso messaggio che, a cascata, viene recapitato alla maggioranza M5S in Consiglio comunale.
Si sente “scudata”, la sindaca, che ha informato Beppe Grillo ieri mattina, subito dopo la notifica dei pm. «Beppe è con me, il movimento è con me – ripete ai fedelissimi – Ora non è il momento di fare polemiche al nostro interno. Serriamo i ranghi perché abbiamo davanti una scadenza troppo importante, il bilancio». Ma ai vertici del Movimento già ronza un piano B, da settimane. E passerebbe per l’«autosospensione» della sindaca, modello Beppe Sala. II capo del M5S e Davide Casaleggio se l’aspettavano da giorni, così il post sul blog, tutto a uso interno, delinea una strategia che era stata decisa preventivamente, e resterà l’editto bulgaro della militarizzazione del Movimento. «Siamo sotto attacco – si sono detti -, adesso chi parla fuori dalle righe verrà punito, non ci sarà un futuro per lui». Nessuna candidatura, nessuna futura legislatura. Il post, che tutti leggono contro Fico, in realtà avvisa Fico (se lui o altri pensano di usare l’indagine sulla Raggi per cavalcare una rivolta interna, «saranno fatti fuori»), ma prova anche a tenere in piedi la giunta Roma. Davide Casaleggio non vuole mollare assolutamente la Raggi. Il disastro della sindaca non è tanto l’avviso di garanzia in sé, da cui il nuovo codice etico M5S l’aveva già protetta ad personam, ma il fatto che (…) «ha mentito quando ha detto che Marra era solo uno dei 23 mila dipendenti capitolini». E anche ieri, aver detto «invito a comparire» e non «avviso di garanzia» ha suscitato ire e scherno tra i parlamentari suoi nemici.
“@virginiaraggi indagata per nomina fratello #Marra, ed ecco a voi spiegato il perché del nuovo codice etico di comodo presentato da #Grillo”. Così su twitter il senatore del Pd Stefano Esposito ha commentato la notizia che riguarda l’indagine su Virginia Raggi per abuso d’ufficio e falso.
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