La sfida del referendum costituzionale è aperta. Gli ultimi sondaggi parlano di un 50% di indecisi se votare sì o no ai cambiamenti al testo costituzionale, primo fra tutti abolire il bicameralismo perfetto. E Renzi fa marcia indietro sulla legge elettorale.
“I dati che vedo di tutti i sondaggi sono molto simili, si divide la torta in due. C’è una parte che ha già deciso e un’altra che è ancora indecisa. Il 50% di indecisi è pazzesco, quindi è ancora una partita aperta” ha affermato il premier Matteo Renzi dai microfoni di Radio Popolare.
È il momento per il Governo di giocarsi il tutto per tutto, anche se il presidente del Consiglio ha dato un freno alla personalizzazione del voto referendario: “Ho fatto un errore di personalizzazione all’inizio, ma qualcun altro persevera. Spero che il confronto con Zagrebelsky abbia chiarito che non c’è nessun rischio di deriva autoritaria”. L’incontro con il giurista 70enne ed uno dei più autorevoli sostenitori del “no” è avvenuto in diretta tv nello studio di Enrico Mentana, tra botta e risposta tra “gufi” e “parrucconi”. Un dibattito che per molti, a cominciare da Eugenio Scalfari, ha visto Renzi mettere a segno qualche colpo in più rispetto al suo rivale.
Il punto principale su cui si concentra l’opposizione del costituzionalista è il “Rischio di concentrazione dei poteri per cui rischiamo di passare dalla democrazia all’oligarchia”. Con la riforma del titolo V infatti, lo Stato tornerebbe ad occuparsi di questioni che con la riforma del 2001 (osteggiata in realtà da più parti dell’opinione pubblica e politica) erano passate nelle mani delle regioni come l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni.
Inoltre, aumentano anche le firme necessarie perchè una legge promossa dai cittadini (cosidetta legge di iniziativa popolare) arrivi ad essere discussa in Parlamento: da 50mila a 150mila.
Per Zagrebelsky poi riforma elettorale e riforma costituzionale sono strettamente legati: “Il contesto in cui si colloca la riforma è legato alla legge elettorale. Non sono due cose diverse, sono nate in un unico progetto. Il porcellum ha prodotto questo parlamento che lo ha sostituito con l’Italicum, che ha elementi molto simili. Il mantra è: la sera prima si sa chi governerà per 5 anni. Non mi sembra democrazia. Ricorda Rousseau, gli inglesi credono di essere liberi ma lo sono solo quando mettono la scheda nell’urna. Poi sono servi di chi li comanderà. In cinque anni si può rovinare un paese”.
“Con la modifica dell’Italicum, sostituito da una legge proporzionale -cosa che potrebbe andare bene un po’ a tutti – sulla riforma le mie obiezioni è che non funzionerà, creerà ulteriori complicazioni: o il Senato non conterà nulla o creerà molte più difficoltà al governo di quanto non faccia adesso” conclude il costituzionalista.
Dello stesso parere anche Anna Falcone, avvocata cassazionista specializzata in Diritto costituzionale e amministrativo che per il ‘Corriere della Sera’ ha elencato i dieci motivi per votare “no”, tra essi, il fatto che “Con l’abolizione delle materie concorrenti aumenteranno i ricorsi tra Stato e Regioni. E, vista la complessità del procedimento legislativo, aumenterà anche il contenzioso tra Camera e Senato, che ha un potere di «richiamo» delle leggi tutto da verificare”.
“Per me è una ottima legge – ha affermato Renzi riferendosi all’Italicum – Se tutti pensano di riaprire il tema, sbagliano. Il Pd non presenterà un’altra proposta sennò fa come il carciofo, con gli altri che dicono solo no. Siamo invece disponibili veramente ad andare a vedere le carte e a confrontarci”, afferma il premier.
“Io non faccio una nuova legge, non decido io, è una scelta del Parlamento. Ma la legge elettorale è meno importante della riforma e se serve cambiarla si cambia” ha aggiunto il premier.
“Nei prossimi due mesi ci giochiamo i prossimi 20 anni: è una sfida pazzesca, una partita chiave, molto più grande del futuro mio e del mio governo”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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