Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a ricordare Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo.
“Non vogliamo e non possiamo dimenticare la sua passione e la sua vita orribilmente spezzata”. È scritto nel messaggio che il capo dello Stato ha inviato a Flavio Lotti, direttore del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, in occasione del Meeting delle scuole per la pace, la fraternità e il dialogo di Assisi.
L’augurio di Mattarella per l’incontro “è che l’esperienza di queste giornate aiuti la crescita dei giovani e li incoraggi a farsi costruttori di amicizia e di solidarietà”. “La pace e la fraternità cominciano dai nostri comportamenti”, scrive ancora il presidente. Poi esprime “un apprezzamento particolare per la scelta di dedicare a Giulio Regeni l’edizione di quest’anno” del meeting. “Fare memoria è un atto di pace”, prosegue il messaggio.
È la seconda volta che Mattarella si esprime sulla vicenda dell’omicidio del ricercatore friulano. La prima – lo scorso 4 febbraio, il giorno dopo il ritrovamento del suo corpo – aveva chiesto di fare “piena luce sulla preoccupante dinamica degli avvenimenti” attraverso la “piena collaborazione delle autorità egiziane”. Ma quella collaborazione si è sempre limitata a promesse non mantenute.
Del caso Regeni si è occupato anche il New York Times in un editoriale pubblicato oggi. La vicenda, scrive il quotidiano USA, “ha costretto almeno un paese, l’Italia, a riconsiderare i propri rapporti con l’Egitto. È tempo che anche le altre democrazie occidentali facciano lo stesso”.
L’Italia “ha chiesto agli altri governi europei di fare pressioni sull’Egitto”. È vero che all’appello ha risposto il Regno Unito, anche se solo dopo una petizione da 10 mila firme partita dagli ambienti accademici. La diplomazia di Sua Maestà ha chiesto formalmente agli egiziani di svolgere “un’inchiesta trasparente”. Al fianco di Roma si sono schierate anche le istituzioni comunitarie: proprio oggi il Parlamento UE ha accolto la proposta della commissione Diritti umani di invitare a Strasburgo i parenti di Regeni. Ma in Europa non tutti la pensano allo stesso modo. Il NYT segnala il “vergognoso silenzio della Francia, il cui presidente François Hollande andrà al Cairo lunedì per firmare un contratto da 1,1 miliardi di dollari in armi”.
“L’abuso dei diritti umani in Egitto nell’era del presidente Abdul Fattah al-Sisi ha raggiunto nuovi picchi”, si legge nell’editoriale:
Con la scusa della sicurezza regionale e degli interessi economici, il peso della repressione di Sisi è caduto sugli egiziani, migliaia dei quali sono stati arrestati, e molti torturati e uccisi. Fra le vittime c’è Giulio Regeni.
“Come gli USA, la Francia e la Gran Bretagna, l’Italia contava sull’Egitto per fermare l’espansione dell’ISIS e trovare una soluzione al caos libico”, prosegue l’articolo sul NYT. Ma “l’indignazione pubblica” e la sterilità della collaborazione nelle indagini “costringono il governo del premier Matteo Renzi a prendere l’iniziativa”.
Secondo il quotidiano newyorkese, l’accordo franco-egiziano per la fornitura di armi “sfiderà la risoluzione del Parlamento UE che chiede il bando all’export di equipaggiamenti e aiuti militari all’Egitto” dopo il “messaggio agghiacciante” dell’omicidio di Regeni. “Il fallimento di queste misure – conclude l’articolo – potrà solo dare luce verde ad altre brutalità del regime di al-Sisi”.
F.M.R.
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