Suona forse stonata da un punto di vista di forma meramente politica, ma la cosiddetta staffetta, che altro non è che il mandato per la formazione di un nuovo Governo, è assolutamente legittima, contemplata e applicabile da un punto di vista giuridico.
L’avvicendamento Letta – Renzi, scaturito dalla crisi extragovernativa interna al Pd, non è preclusivo per il prosieguo della legislatura attualmente in essere in quanto “se c’è un’altra maggioranza si va avanti”.
A chiarire la dinamica di questo passaggio, già visto in altra forma in moltissime altre circostanze ultima delle quali proprio con il neo decaduto esecutivo Letta, è il professor Alfonso Celotto, ordinario di diritto costituzionale all’università Roma 3 e docente di Teoria e tecnica della normazione e dell’interpretazione alla Luiss Guido Carli di Roma.
Per quanto dunque possa sembrare paradossale che un Governo, nato con il presupposto delle larghe intese e dopo lunghissime consultazioni, invece di essere oggetto di rimpasto tra i ministri veda direttamente cambiare il Capo del Consiglio dei Ministri è normale e nelle more di un ordinamento “parlamentare”.
Di fatto – spiega Celotto – è plausibile un cambiamento delle condizioni politiche, se il partito di maggioranza relativa cambia segretario e cambia i suoi indirizzi politici. Il nostro sistema elettorale non indica direttamente il premier, è il Presidente della Repubblica che, come previsto all’articolo 92 della Costituzione, nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri stessi”.
L’equazione dimissioni del premier = elezioni è quindi un errore?
È abbastanza naturale che, qualora esistano le condizioni per un’altra maggioranza, si vada avanti. È una polemica che nasce anni addietro, con la caduta del Berlusconi I. A suo tempo l’allora ex capo del governo chiese a gran voce nuove elezioni, che non ci furono perché esisteva una nuova maggioranza parlamentare”.
Quindi tutto si rimanda all’organizzazione dello Stato.
Si tratta di una caratteristica tipica delle forme di governo parlamentare, che lega il Governo alla fiducia del Parlamento e non direttamente alle elezioni, come nei sistemi presidenziali. Nelle Regioni se si dimette il presidente si torna alle urne. Così come negli Usa: si dimette Obama? Si vota. Nei sistemi presidenziali è previsto questo automatismo che mette in relazione la caduta del premier e nuove elezioni”.
Letta, al Colle, ha rimesso nelle mani del Presidente della Repubblica le sue “dimissioni irrevocabili”, accettate senza un passaggio parlamentare.
In Italia si è chiusa la 62esima legislatura. Su 62 solo 2 si sono chiuse con un voto di sfiducia parlamentare, tutti gli altri capi di governo si sono dimessi. Diventa inutile andare a chiedere il voto in Parlamento quando è chiarissimo che le condizioni politiche sono cambiate. Non si hanno i numeri, ci si dimette”.
Qualcuno ha parlato di “momento opaco”.
Non c’è assolutamente nulla di stupefacente dal punto di vista costituzionale. Nessuno strappo, furto o frode: se il Governo è fragile e non è nelle condizioni di lavorare, si deve cercare una nuova maggioranza. Di fatto – sebbene sia scontato – non abbiamo ancora la certezza assoluta su chi Napolitano incaricherà per formare il nuovo Governo né tantomeno quale maggioranza lo sosterrà”.
Non è che così si rischia possa essere più facile diventare Capo del Governo piuttosto che vincere alla lotteria?
L’articolo 94 della Costituzione prevede che entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenti alle Camere per ottenerne la fiducia. E questo non è affatto così scontato. È un momento di contrapposizione, aspra, ma di anomalie costituzionali, qui, proprio non ce ne sono”.
E in questo momento particolare, dopo spintoni, impeachment, staffette, richieste di governi di scopo e un quadro di equilibri di maggioranza tutto da rifare, prendono il via le consultazioni. I primi a colloquio con Napolitano saranno, nell’ordine, il presidente del Senato, Pietro Grasso, e la presidente della Camera, Laura Boldrini. Un giro di colloqui rapidi, nelle intenzioni del Colle, che si concluderanno nella giornata di domani.
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