“Si vota a maggio”. Così l’assessore alla Mobilità e ai Trasporti Stefano Esposito nella tarda serata di ieri, uscendo dal Campidoglio quando il sindaco Marino aveva annunciato già da qualche ora con un video-messaggio su Facebook le sue dimissioni. Dimissioni che saranno formalizzate solo lunedì prossimo, come annunciato questa sera dal Campidoglio con una nota: “Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, formalizzerà le sue dimissioni dall’incarico nella giornata di lunedì 12 ottobre consegnandole nelle mani della presidente dell’Assemblea capitolina, Valeria Baglio”. I 20 giorni famosi, quelli per pensare e ripensare se sissustono le condizioni per portare avanti il governo della città, scadranno quindi il 1 novembre. Poi spetterà al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, nominare il commissario della capitale, una volta che le dimissioni di Ignazio Marino saranno diventate irrevocabili. Si tratterà tuttavia di “una scelta che non sarà fatta in solitaria, ma condivisa con il Governo e con il ministro dell’Interno”, spiegano fonti della Prefettura. D’altronde sarebbero continui i contatti con tra la Prefettura ed il Governo, soprattutto per motivi “ordinari” che riguardano il territorio di Roma e Provincia. Quanto al “totonomi”, circolano voci che vorrebbero in pole Mario Morcone, attuale capo del dipartimento immigrazione del Viminale, già commissario del Comune di Roma nel 2008 in occasione delle dimissioni del sindaco Walter Veltroni, seguito dall’assessore alla Legalità, Alfonso Sabella. Sull’eventualità che sia lo stesso Gabrielli a diventare commissario “si tratterebbe di un caso che non ha precedenti”, sottolineano le stesse fonti. Qualora venisse nominato un commissario per la capitale, al prefetto di Roma Gabrielli rimarrebbe in ogni modo il ruolo di coordinatore per il Giubileo, così come deciso dal Governo nazionale.
Il day after del chirurgo dem, prestato alla politica già dal 2006 quando fu eletto senatore nelle file del Pd, è tranquillo. Ore 10.00: arrivo in Campidoglio. Come gli altri giorni, viaggi all’estero esclusi, il sindaco è entrato con il solito zaino in spalla dalla porta secondaria: la stessa dalla quale è andato via ieri sera tardi, dopo le 22, per raggiungere blindatissimo casa dopo avere affidato al suo messaggio tutto quello che aveva da dire. Ha anche firmato l’assegno risarcitorio delle spese improprie, almeno della parte già accertata, pagate con carta di credito del Comune: “L’assegno da 19.704 e qualcosa, non vorrei sbagliare”, ha detto Alfonso Sabella, l’assessore alla legalità al quale brucia la “leggerezza” a motivo della quale Marino ha dovuto convincersi, sia pure con molta fatica, a lasciare lo scranno più altro dell’aula consiliare di Palazzo Senatorio. Sul futuro molto prossimo l’ex magistrato giura che “il sindaco è una persona abbastanza intelligente per capire che 20 giorni non cambiano le condizioni politiche che hanno reso non proseguibile la sua esperienza amministrativa”. Anche perché, leggendo questa mattina i commenti sui principali quotidiani nazionali il sindaco dimissionato deve avere passato qualche brutto quarto d’ora. E poiché non le manda a dire: “Leggo su alcuni quotidiani frasi virgolettate che mi vengono attribuite – ha denunciato – Le smentisco categoricamente: si tratta di falsità che non ho mai pronunciato. Vedo che si parla di mie telefonate con Matteo Orfini che non sono mai avvenute, vedo mie frasi su inesistenti mail di Walter Veltroni pubblicate su Repubblica, frasi uscite sul Corriere della Sera in cui mi si attribuisce che “ora farò i nomi”. Tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele, oltre alle richieste di danni in sede civile”. Si sa che Ignazio Marino è persona dalla querela facile: lo ha annunciato proprio lui subito dopo il viaggio ai Caraibi, aggiungendo che “in vecchiaia avrò certamente di che campare”. Avrebbe denunciato anche per la pubblicazione di una foto che lo ritrae in tenuta da sub, ma che non è stata scattata nella stessa circostanza, come si evince dall’assenza di barba. “E una barba come la mia – aveva fatto notare – non cresce certo in pochi giorni”.
Pesante il commento dell’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede, che scrive: “Ora la Capitale, a meno di due mesi dall’inizio del Giubileo, ha la certezza solo delle proprie macerie”. E poi: “C’è una sola grande certezza: Roma davvero non merita tutto questo”. Il quotidiano della Santa Sede registra “l’inedita unanimità” tra i media italiani nel ritenere `inevitabile´ l’epilogo al quale si è arrivati con le dimissioni di Marino “caduto sotto i colpi di un’inesorabile serie di episodi che, a seconda dei casi, sono stati quanto meno qualificati come gaffes, gesti francamente inopportuni o superficialità”. Il quotidiano diretto da Giovanni Maria Vian si sofferma anche sulla vicenda degli scontrini: “sulla vicenda delle spese sostenute presso alcuni ristoranti e alberghi della capitale a carico dei contribuenti, Marino non si è soffermato, se non per lamentare `una squallida e manipolata polemica´ innescata dopo la sua decisione di rendere pubbliche le ricevute fiscali”.
Il dopo Marino è tutto da studiare. Dopo un commissariamento che nella migliore delle ipotesi arriverà alla primavera – è possibile che le elezioni a Roma coincidano con Milano, Torino, Bologna, Napoli e le altre città chiamate a rinnovare le proprie amministrazioni. In questo caso, “l’ingresso di Roma rende ancora più importante questo appuntamento: un vero esame per il Governo Renzi, un esame da cui dipende la sua stessa sopravvivenza, dal momento che si tratta di un Esecutivo mai votato dai cittadini, e quindi legittimato o delegittimato, di volta in volta, dalle varie tornate elettorali. Se le passate Europee avevano legittimato il blitz di Renzi e lo spodestamento di Letta (o almeno così sosteneva il Pd), le ultime amministrative, le sconfitte in Liguria, ad Arezzo, a Venezia e in molti altri comuni hanno certamente ridimensionato questa legittimazione”. E’ quanto pensa Giovanni Toti, presidente della regione Liguria e consigliere politico di Forza Italia.
C’è però in atto anche un movimento in appoggio a Marino: è capitanato da Sel che per bocca del capogruppo in Campidoglio Gianluca Peciola. Era stato lui a sottolineare ieri la gravità della situazione: “Si è eroso il rapporto di fiducia tra il sindaco e la città. Qualora non ci fossero fatti clamorosi come informazioni nuove rispetto a quanto pubblicato dai giornali sulle spese chiederemo un passo indietro del sindaco”. La notte poi ha ‘portato consiglio’: il suo partito potrebbe tornare a varcare la soglia del Campidoglio solo di nuovo a fianco del Pd. Ma se i democratici perdono Roma, per Sel non ci safebbe più nulla da fare. Ecco perché ora invoca la presenzadel sindaco in aula: ” Marino venga a riferire in Consiglio comunale. Venga in Campidoglio a spiegare le sue ragioni e le sue eventuali proposte. Sel ascolterà con rigore e attenzione”.
A sostegno dell’uomo dalla Panda Rossa parcheggiata per ben due anni davanti a Palazzo Madama nello spazio spettante ai senatori, la stessa auto che per entrare senza permetto nella Ztl ha collezionato diverse multe, sul web è iniziata già da ieri sera la raccolta di firme, lanciata da Daniele Dezi, intitolata “Marino sindaco di Roma e dei Romani!”, al quale si chiede: “Ritiri le sue dimissioni per favore!”. Nel testo è scritto che:“Non può smettere proprio ora che ha iniziato a rivoluzionare Roma. Lo faccia per tutti i romani che hanno capito il valore di tutto quello che è riuscito a fare in 27 mesi in cui è stato al governo di Roma”. Analogo obiettivo e pressoché analogo elenco di “buoni motivi per firmare” per la petizione avviate di Riccardo Pirrone, dal titolo “Ignazio Marino non si deve dimettere – #MarinoRipensaci”. Mentre proprio oggi è stata aggiornata sul tema delle dimissioni del sindaco, la petizione “Nessuno tocchi Marino”, avviata da Gian Giacomo Migone e altri 32 primi firmatari, rivolta al premier e segretario Pd Matteo Renzi per garantire il proprio sostegno a Marino e giunta al momento a oltre 13mila firme.
Sull’altra parte della “barricata” telematica, sono tre gli appelli, aperti prima dell’annuncio arrivato ieri, che chiedevano un passo indietro del primo cittadino. “Richiedere le dimissioni del sindaco Ignazio Marino” è la petizione lanciata (che si è fermata a due sole firme, in considerazione dei fatti successivi) da Ariel Di Veroli, con una lettera rivolta a Renzi, con la motivazione “perché ha dimostrato incapacità nel gestire il territorio di Roma, inadempiendo al suo lavoro più volte e non facendo l’interesse dei romani”. Mentre secondo quella avanzata da Giacomo Ferraro “È ora di dimettersi!!!” per il primo cittadino. A chiedere “dimissioni da sindaco di Roma” è l’utente Nessuno Dabella, con una petizione in cui afferma tra l’altro che Marino “ha disonorato la città di Roma” e “non ha più la credibilità per chiedere ai Romani un impegno per il cambiamento, con la sua incapacità a governare sta facendo fare alla città solo passi indietro, Lei dunque se ne deve andare via”. Un invito, lanciato dalla pagina su cui campeggia un fotomontaggio del sindaco che regge il cartello “Aiuto! Sè sò magnati tutti li sordi”, arrivato per ora a 11 firme. Ad aprire un altro “filone” legato alla vicenda è Ivan Mattei, che nella sua petizione, aperta all’alba di questo nuovo giorno di Ignazio Marino, invoca “Trasparenza sulle spese di rappresentanza degli ultimi sindaci di Roma (da Rutelli in poi)”, spiegando: “Giustamente si è voluto conoscere quali erano le spese di rappresentanza del Sindaco Marino, ma è il primo caso. Vogliamo siano rese pubbliche le spese di rappresentanza degli ultimi sindaci di Roma, da Rutelli in poi”, rivolgendosi a “Comune di Roma e Prefetto”. A firmare la richiesta, finora, 181 sostenitori.
Intanto il Codacons ha annunciato che “depositerà oggi formale costituzione di parte offesa nell’inchiesta aperta dalla Procura di Roma e relativa alle spese del sindaco Ignazio Marino”. “Siamo certi che dall’indagine emergerà la totale assenza di illeciti in capo al sindaco, ma la costituzione di parte offesa rappresenta per il Codacons un passo obbligato – spiega il Presidente Carlo Rienzi – In una città assillata da problemi, dove mancano i soldi per risolvere la questione delle buche stradali, pulire i quartieri, disostruire caditoie e tombini, eventuali usi errati dei soldi pubblici determinerebbero un evidente danno per la collettività. Per tale motivo, se dall’inchiesta della procura dovessero emergere illeciti connessi ad una gestione sbagliata delle spese, sarà inevitabile una richiesta risarcitoria da parte della nostra associazione, in qualità di parte offesa”, conclude Rienzi.
Ore 19.00 Ignazio marino lascia il Campidoglio, l’uscita è sempre quella secondaria.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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