Nuova stangata per Roma Capitale e per il sindaco Ignazio Marino: il ministero dell’Economia e delle Finanze ha giudicato “illegittima” l’erogazione degli stipendi accessori ai 24mila dipendenti del Campidoglio, e nei prossimi giorni la Corte dei Conti potrebbe chiedere indietro i soldi all’ente.
Agli ispettori del MEF non è sfuggita l’impennata della quota variabile nella retribuzione dei dipendenti capitolini, passata da 66 a 350 milioni di euro nel quinquennio 2008-2013.
Oltre a un danno finanziario da 350 milioni, per Marino è una doppia beffa: primo, la spesa contestata è avvenuta durante il mandato del suo predecessore Gianni Alemanno; secondo, è stato proprio l’attuale primo cittadino, quando si è insediato nel 2013, a sottoporre i conti del Campidoglio alla revisione del Ministero.
L’avvio del procedimento, e quindi l’annuncio che le integrazioni agli stipendi sarebbero state legate alla produttività dei dipendenti, aveva fatto scendere in piazza i dipendenti dell’amministrazione capitolina e costretto il sindaco a prorogare il regime vigente dei pagamenti.
Pagamenti che poi, in effetti, erano stati riveduti, sforbiciando circa dieci milioni. Ma tanto non è bastato ai revisori del MEF, che hanno provveduto a informarne la magistratura contabile.
Sulle casse di Roma Capitale, già messe a dura prova dal piano di rientro dagli stanziamenti straordinari previsti dal decreto “salva Roma” e dalla pulizia contabile dei crediti inesigibili, si abbatterà quindi con ogni probabilità un altro colpo d’ascia. Il tutto all’ombra di una sentenza che blinda inequivocabilmente le tasche dei dipendenti, dove l’assessorato al Bilancio non potrà pescare.
Il vicesindaco e assessore al Personale Luigi Nieri ha dichiarato che si opporrà alla linea del ministero, che giudica troppo intransigente. Il vicesindaco si interroga: “Siamo gli unici ad aver riformato il salario accessorio e dovremmo essere gli unici a pagare?”
La sforbiciata ministeriale è arrivata proprio nel momento in cui la poltrona del sindaco è meno stabile che mai, circostanza che deve aver sollevato qualche sospetto.
Il premier Matteo Renzi non può aver apprezzato la sfida del primo cittadino, che ieri ha ripetuto di voler restare in carica fino al 2023. Marino, insomma, si è mostrato convinto di finire il mandato, di ricandidarsi e di rivincere le municipali del 2018.
Colpisce che a concepire una sparata del genere sia stato proprio un uomo che non si sarebbe nemmeno candidato a sindaco se il suo predecessore non avesse seguito esattamente la stessa strategia della ricandidatura automatica.
Impermeabile al dissenso delle opposizioni – non è certo colpa sua se dell’“assedio” al Campidoglio promesso da NCD si sono materializzate poche decine di persone, mentre il Movimento 5 stelle ha varato una mozione di sfiducia che anche solo per essere discussa avrebbe bisogno del sostegno compatto di tutti i consiglieri di minoranza – il sindaco, nel tentativo di paragonarsi a una figura di salvatore dall’illegalità e dal malaffare, è riuscito a scomodare un personaggio che unisce le coscienze come Mario Monti.
Che il vento in Campidoglio sia cambiato, tra lo scandalo di Mafia Capitale e le ultime notizie sul bilancio, sembra ormai inequivocabile.
Perfino il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, suo strenuo difensore fino a ieri, gli ha consigliato: “Valuti da solo il da farsi, ascolti i romani e verifichi cosa pensano”. Più concisa Rosi Bindi: “Fossi in lui mi interrogherei sulle dimissioni”.
E mentre il primo cittadino arranca ai pedali fra una riunione della Giunta, convocata d’urgenza per discutere della richiesta del MEF, e un incontro con i sindacati dei dipendenti, che minacciano di tornare in piazza, il consiglio dei Ministri gli ha negato una boccata d’ossigeno che ci si aspettava arrivasse proprio oggi.
È stato spostata a lunedì, infatti, la riunione in cui al prefetto Franco Gabrielli saranno assegnati i poteri per il Giubileo straordinario del 2016. La buona notizia per Roma Capitale non sarebbero stati tanto i poteri, quanto il mezzo miliardo di euro che servirà a esercitarli. Dopo la seconda tornata di arresti di Mafia Capitale, però, il governo si è concesso un fine settimana di riflessione prima di elargire altri finanziamenti a Roma.
F.M.R.
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