Un vice brigadiere dei Carabinieri è deceduto, in servizio, questa notte, a Roma dopo essere stato accoltellato da un individuo, secondo alcune testimonianze potrebbe trattarsi di un nordafricano nel corso di un servizio per assicurare alla giustizia gli autori di un reato. È accaduto in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati, poco dopo le 3. Il sovrintendente Mario Cerciello Rega, 35 anni, originario di Somma Vesuviana, sposato da un mese, con altri colleghi che stavano svolgendo le indagini, si era appostato per fermare due persone ritenute responsabili di un furto e conseguente tentativo di estorsione, quando una delle due ha estratto un coltello e ha ferito più volte il vicebrigadiere dei Carabinieri mortalmente. Almeno sette i fendenti inferti al vicebrigadiere dall’assassino, ancora in fuga. Inutili i soccorsi presso l’ospedale S. Spirito dove il militare è poi deceduto: fatale è stata una coltellata che ha raggiunto Mario Cerciello Rega al cuore.
Sono forse due nordafricani, che sono riusciti a fuggire subito dopo l’aggressione mortale, le persone ricercate per questo delitto assurdo ed efferato: si tratta di due magrebini alti circa un metro e 80, magri, uno con felpa nera e l’altro con felpa viola. Uno dei due ha dei capelli mesciati. Mario Cerciello Rega si era sposato da poco più di un mese e aveva compiuto 35 anni meno di due settimane fa, come ha spiegato l’Arma su Facebook.
“Caccia all’uomo a Roma, per fermare il bastardo che stanotte ha ucciso un Carabiniere a coltellate. Sono sicuro che lo prenderanno, e che pagherà fino in fondo la sua violenza: lavori forzati in carcere finché campa.” Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a proposito del carabiniere ucciso a Roma.
Il gravissimo episodio arriva nella giornata il cui la Camera ha approvato il decreto sicurezza bis”,c on 322 voti favorevoli, 90 contrari e un astenuto, che ora va all’esame del Senato. Nei prossimi giorni – entro il 1 agosto – sarà sottoposto al voto del Senato per completare la trasformazione in legge. Voluto dal leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini ed entrato in vigore a giugno dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri, il decreto ha a che fare principalmente con l’arrivo di immigrati in Italia e con questioni di ordine pubblico, come il primo “decreto sicurezza”.
Tra le altre cose, prevede lo stanziamento di nuovi fondi per l’assunzione di personale amministrativo per gli uffici giudiziari, l’introduzione di multe molto onerose – da 150mila euro a un milione di euro – per i capitani di imbarcazioni che arrivano in Italia nonostante indicazioni contrarie da parte delle capitanerie di porto e l’inasprimento delle pene per chi aggredisce agenti di polizia. Inoltre stabilisce che il ministro dell’Interno, e non quello delle Infrastrutture, possa limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nelle acque territoriali per motivi di ordine e sicurezza o per presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il decreto è stato molto criticato, non solo da associazioni e cittadini ma anche dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio – la cui procura si era occupata anche del caso di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 arrestata e poi liberata – che in audizione alla Camera aveva detto che non offre strumenti contro i cosiddetti “sbarchi fantasma”, cioè gli arrivi di migranti su piccole imbarcazioni. Anche all’interno della maggioranza di governo il decreto non è stato pienamente apprezzato: una deputata del Movimento 5 Stelle ha votato contro e il presidente della Camera Roberto Fico ha lasciato l’aula mezz’ora prima che si votasse. Inoltre 17 deputati del M5S erano assenti, ma secondo fonti del Movimento che hanno parlato con i giornali erano assenze «giustificate per motivi di salute e personali». Ad astenersi durante il voto è stato Vittorio Sgarbi, del gruppo misto.
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