Con 214 si, 61 contrari, un astenuto e dopo ben 8 voti di fiducia, tra Camera e Senato, il “Rosatellum 2.0” incassa il via libera definitivo dell’aula di Palazzo Madama e diventa legge dello Stato. Dopo il via libera di ieri ai 5 voti di fiducia chiesti dal governo sui vari articoli del testo, il provvedimento, già approvato alla Camera diventa definitivo. Con la sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale diventerà legge.
“Qualcuno parla di una nuova maggioranza. Non è vero. Noi c’eravamo, ci siamo e ci resteremo sino alla fine”, ha detto Denis Verdini durante le dichiarazioni di voto. ‘Rivendico con orgoglio tutto quello che abbiamo fatto’, ha aggiunto.
Matteo Renzi risponde a Radio Capital “assolutamente no” alla domanda se il Pd con Ala è una nuova maggioranza anche per la prossima legislatura.
Per M5S è ‘legge bunga-bunga, Pd-FI stessa banda’.
In dissenso col gruppo che lo rappresenta, il senatore Maurizio Sacconi (Epi) “contrario ad una legge elettorale che sembra corrispondere più a contingenti esigenze politiche che ad un sostenibile disegno istituzionale” e che “non soddisfa la rappresentanza e la governabilità”. “Temo – dichiara – di essere facile profeta ipotizzando presto una nuova legge elettorale ma i costi in termini di fiducia nella nostra democrazia potrebbero essere, nel frattempo, molto elevati”.
Cosa prevede la nuova legge
Poco più di un terzo dei deputati eletti in collegi uninominali maggioritari, in cui i partiti possono coalizzarsi, e gli altri in modo proporzionale. Ecco il ‘Rosatellum 2.0’ approvato definitivamente oggi dal Senato e in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale per diventare legge.
– COLLEGI MAGGIORITARI: saranno 231 collegi, pari al 36% dei Seggi della Camera, e 109 al Senato. I partiti si potranno coalizzare per sostenere un comune candidato.
– PROPORZIONALE: I restanti 399 deputati sono eletti con la proporzionale. Dodici deputati continueranno a essere eletti nelle Circoscrizioni Estere (6 i senatori eletti all’estero), con metodo proporzionale e preferenze. In Italia un deputato è eletto in Valle d’Aosta in un collegio uninominale; i restanti 386 deputati saranno eletti con metodo proporzionale in listini bloccati di 2-4 nomi. Il testo delega il governo a definire questi collegi plurinominali, che potrebbero essere circa 65. Le Circoscrizioni, importanti per il recupero dei resti, saranno 28. In Senato saranno 20.
– SOGLIA: nella parte proporzionale la soglia sarà al 3% sia alla Camera che al Senato.
– UNA SCHEDA, VOTO UNICO: ci sarà una scheda unica. In essa il nome del candidato nel collegio maggioritario sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono, con i nomi dei candidati dei listini. Barrando il simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale.
– VOTO DISPERSO: I voti degli elettori che avranno barrato solo il nome candidato del collegio uninominale saranno distribuiti proporzionalmente ai partiti che sostengono il candidato del collegio. – SCORPORO: non è previsto lo scorporo come accadeva invece nel Mattarellum.
– TRENTINO ALTO ADIGE: rimane il testo come modificato dall’emendamento Fraccaro-Biancofiore votato a scrutinio segreto l’8 giugno: Sei collegi uninominali e cinque proporzionali.
– CAPO POLITICO: al momento di presentare le liste, i singoli partiti (ma non le coalizioni) devono indicare il proprio programma e il proprio “capo”. Il testo precisa che ciò è indipendente dai poteri del Presidente della Repubblica (art 92 della Costituzione) di nominare il Presidente del Consiglio.
– TRASPARENZA: sul sito del Viminale i partiti pubblicheranno non solo liste, nome del “capo” e programma, ma anche lo Statuto e il titolare del simbolo.
– LE FIRME: Viene dimezzato, rispetto al testo originario, il numero delle firme da raccogliere per tutti quei partiti o nuove formazioni che non hanno un proprio gruppo. Il numero di firme da raccogliere passa da 1.500-2.000 a circa 750 per ognuno dei 65 collegi plurinominali. Solo per le prossime elezioni, anche gli avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione potranno autenticare le firme per la presentazione delle liste elettorali.
– CANDIDATURE ALL’ESTERO (“SALVA-VERDINI”): Chi risiede in Italia potrà candidarsi anche nella circoscrizione estero. Per M5s e Mdp la norma serve a far candidare Denis Verdini fuori dall’Italia, il Pd e i verdiniani negano.
– CANDIDATURE ALL’ESTERO (“SALVA-BUENO”): Divieto di candidarsi per chi, residente all’estero, ha ricoperto incarichi politici nel Paese di emigrazione nei cinque anni precedenti le elezioni. La norma salva il posto in lista alla deputata italo-brasiliana Renata Bueno.
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