Quando all’inizio del 1999 mi chiesero di scrivere un soggetto televisivo per raccontare la storia di Padre Pio provai non poche perplessità. Mi sembrava che il frate di Pietralcina, non ancora canonizzato, fosse oggetto di un culto che rasentasse la superstizione.
Decisi comunque di affrontare la sfida anche perché avevo accanto un grande sceneggiatore, Franco Bernini, che avrebbe seguito con me l’impostazione della storia. La biografia, l’intervento del S.Uffizio, una temporanea sospensione alla celebrazione della messa, l’ostilità di Padre Gemelli, erano elementi che richiedevano una certa cautela.
Nello studio dei documenti biografici scoprii che uno dei personaggi più importanti per la storia della Chiesa contemporanea, Giovanni Paolo II, era devoto di Padre Pio. Ancora vescovo di Cracovia, si trovava a Roma nel 1962 per il Concilio Vaticano II. Decise di recarsi a S. Giovanni Rotondo per incontrare il discusso frate, gli chiese di pregare per una madre di famiglia gravemente malata. Il futuro papa, grande filosofo, dalla mentalità moderna, sembrava una voce fuori campo e mi incuriosì. Strideva con una devozione popolare che, a volte, richiedeva addirittura l’intervento dei carabinieri.
Mi resi conto che Padre Pio non era solo il protagonista di prodigi inspiegabili, fonte tra l’altro di forti fenomeni di fanatismo e superstizione. Quelle stimmate, comparse in un momento in cui il mondo era insanguinato dalla Prima Guerra Mondiale, gli avevano fatto sperimentare sulla propria pelle il dolore del Cristo Crocifisso. Erano segni che non voleva, Padre Pio era un uomo schivo, burbero, umile. Nel film, diretto da Giulio Base, questo momento è descritto benissimo.
Quell’incontro così intimo con il dolore ha portato il futuro santo a concepire un grande sogno: la Casa Sollievo della Sofferenza, un ospedale nato per offrire assistenza medica ai più indigenti, alla gente angustiata dalla miseria nel Meridione povero e arretrato. “Il malato è Gesù”, soleva dire il frate, “ma se è povero è Gesù due volte”. Il dottor Sanguinetti e sua moglie Emilia furono le colonne portanti del progetto che si realizzò.
Guglielmo Sanguinetti non era neanche credente, si trovava a S. Giovanni Rotondo per far contenta la moglie. Si mostrava infastidito da tutto quel clamore nato intorno al religioso, non vedeva l’ora di tornare nel Mugello, a lavorare nel suo studio medico. Ma, dopo l’incontro con Padre Pio, non vi tornò più. Fu lui che fece piantare decine e decine di alberi sulla collina di fronte all’ospedale. Voleva che i pazienti avessero una visione più ridente del paesaggio brullo e ostile.
Il 5 maggio 1956 l’ospedale ha aperto i battenti ai malati. La Casa Sollievo della Sofferenza è il frutto del lavoro dei figli spirituali di padre Pio e delle offerte spontanee di fedeli di ogni continente. Un grande ospedale, una struttura ancora oggi moderna e ben attrezzata.
Padre Pio, quando era in vita, ha curato ogni particolare della struttura, con un’attenzione non solo all’approccio umano con il sofferente. Era convinto che la carità verso il malato non poteva definirsi tale se le cure non erano all’avanguardia della scienza medica. Per questa ragione ha sempre cercato i migliori professionisti, le migliori attrezzature ospedaliere, esortato i medici ad aggiornarsi sulle cure più innovative.
Suona strano, oggi, che la salma di Padre Pio è stata traslata a Roma in occasione del Giubileo, vederlo accostato alle barbarie medioevali o addirittura all’Isis.
La devozione popolare, i selfie con la cerea salma alle spalle, qualche fanatismo di troppo hanno disgustato i benpensanti. Anche a me, onestamente, queste manifestazioni di devozione popolare lasciano qualche perplessità. La storia di Padre Pio nasce in un sud Italia segnato dalla miseria e l’abbandono a cavallo tra le due grandi guerre. Ma lui non ha mai incoraggiato una devozione con caratteristiche culturalmente esagerate.
Il frate si è spento nel 1968 a ottantuno anni. Il 2 maggio del 1999 Padre Pio viene beatificato. I fenomeni di devozione continuano, spesso con lo stesso stile poco moderno che vediamo in questi giorni. D’accordo, ma non dimentichiamo che i santi, personaggi che hanno comunque migliorato il mondo, sono stati sempre oggetto di un clamore che non hanno cercato.
Esperta in tecniche di comunicazione, di scrittura e sceneggiatura, ho collaborato come autrice e consulente editoriale con la Rai e con strutture di produzione cinematografica e televisiva (Lux Vide, Titania Film, Ae Media Corporation), per le quali ho firmato numerosi soggetti di serie e consulenze editoriali. Sono autrice anche romanzi e saggi di critica televisiva
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