“Scriviamo per chiarire la posizione della commissione circa l’uso dello schema di garanzia dei depositi per la ricapitalizzazione degli istituti di credito”.
Così inizia la lettera che i commissari europei ai Servizi finanziari e alla Concorrenza, Jonathan Hill e Margrethe Vestager, hanno inviato al ministro Pier Carlo Padoan lo scorso 19 novembre e sulla base della quale è stato poi prodotto il Salva Banche. Una lettera che sarebbe dovuta rimanere confidenziale ma che è stata poi pubblicata da Reuters.
“Come il governo italiano, la commissione supporta con forza l’obiettivo di limitare il supporto alle banche da parte dello stato – si legge nel testo – questo anzi uno dei principali obiettivi della legislazione comunitaria in materia emersi a seguito della crisi finanziaria e un obiettivo chiave delle nostre regole sugli aiuti di Stato in questo settore”
Requisiti “più stringenti su capitali e liquidità per l’erogazione del credito” ridurrebbero “in primo luogo” il rischio “che le banche patiscano difficoltà”
E nel caso che le banche vadano in crisi “e il supporto pubblico in qualsivoglia forma si rende necessario”, la BRRD – Bank Recovery and Resolution Directive – combinata con le regole di aiuto di Stato “è stata redatta proprio per garantire che il principio della condivisione degli oneri privati venga applicato” e il costo per “il sostegno pubblico sia limitato alla maggior estensione possibile”
E seppur la Commissione “rispetti le autorità italiane nel determinare l’approccio politico e i metodi”, è altrettanto chiaro che “la commissione avrebbe sempre preferito soluzioni private o legate al mercato, dove possibile, e che rispettino le leggi applicabili”
“Per quanto riguarda la pertinente legislazione dell’UE, l’obiettivo generale della Direttiva è quello di evitare il coinvolgimento di costo per i contribuenti nel recupero e nella risoluzione di istituti di credito – si legge ancora nella missiva dello scorso mese – Inoltre, le direttive in materia di sistemi di garanzia dei depositi e sul recupero e la risoluzione delle banche devono essere interpretati in modo coerente, in modo da non svuotare le disposizioni del loro ‘effetto utile’”.
Una base sulla quale “scopriamo che non c’è contraddizione tra il recupero della Banca e della direttiva risoluzione e la direttiva sui sistemi di garanzia dei depositi”.
Bruxelles, però, bacchetta ancora.
Se uno Stato membro sceglie di utilizzare uno schema di garanzia dei depositi per ricapitalizzare una banca, “il ricorso ad un tale regime è soggetto a un aiuto di Stato regolato dalle norme dell’UE”.
Se una valutazione porta a concludere che l’uso del sistema di garanzia dei depositi è un aiuto di Stato, ”la risoluzione della banca verrà attivata nell’ambito della direttiva BRRD, che definisce il ‘sostegno finanziario pubblico straordinario’ come ‘aiuto di Stato […] al fine di preservare o ripristinare la redditività, liquidità o di solvibilità di un’istituzione’”. Pertanto, scrivono ancora i commissari, “si applica la condizionalità ai sensi della direttiva di ripristino e risoluzione delle crisi bancarie.
Se d’altra parte l’uso del sistema di garanzia dei depositi, non fosse stata considerata come un aiuto di Stato, e fosse invece stata considerata come un intervento puramente privato, non avrebbe innescato la risoluzione all’interno della direttiva stessa”.
Jill e Vestager, in conclusione, hanno anche ricordato a Padoan come i servizi della Commissione abbiano anche “fornito una guida per i suoi funzionari su come un tale intervento” si sarebbe potuto strutturare e, anzi, si sono messi a disposizione per “discutere ulteriormente la questione”.
Lo strappo, insomma, si è consumato proprio sui criteri adottati dall’Italia per il salvataggio delle banche visto che qualunque altro criterio se non quello indicato dalla stessa Ue sarebbe stato considerato un aiuto di Stato e, quindi, non accettato da Bruxelles.
Fuori dalle letture squisitamente politiche delle scelte del governo Renzi alla luce delle parole dei commissari, resta il fatto che, oltre lo sgarbo istituzionale della divulgazione di una mail confidenziale, sarà proprio la commissione a doversi esprimere sulla legge di stabilità la prossima primavera.
Legge che, comunque, introduce punti di flessibilità sui quali Bruxelles dovrà poi esprimersi.
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