Salvo Riina pubblica un libro e viene intervistato da Bruno Vespa. E ora, per cavalcare l’onda della popolarità dovuta alla partecipazione a Porta a Porta, il figlio del “capo dei capi” e boss della mafia Totò Riina, sbarca anche su Facebook, dimostrando che non c’è limite a ciò che puoi fare se hai un buon addetto stampa. Che sia farina del suo sacco o che ci sia qualcuno che decide per lui, la strategia di marketing sembra funzionare: non solo si parla della sua biografia di “famiglia”, appena pubblicata per ‘Edizioni Anordest’, ma si parla prima di tutto di lui, del personaggio-autore.
Che questo sia lo scopo lo si capisce dal titolo della pagina nata per pubblicizzare sui social il libro appena uscito. Proposta sotto la categoria “libro”, a dispetto della foto di copertina che riprende il volume ‘Riina family life’, la pagina è intitolata “Salvo Riina”, probabilmente in modo da facilitarne la ricerca sulla piattaforma.
Più di seicento like in meno di una settimana e una lista di commenti infinita e destinata ad aumentare. C’è veramente di tutto, dagli insulti, ai troll più o meno evidenti (con questo termine s’indica uno o più soggetti che interagiscono con la rete in modo provocatorio, usando principalmente l’ironia e il non sense). Molti in realtà i commenti positivi e di “supporto”, numerosi tanto quanto gli errori grammaticali che contengono da “apriscindere” o “a fatto” (senza h), ad interi messaggi scritti con le k al posto delle c.
Alcuni provengono da stranieri, o da italiani che vivono in altri Paesi, come la Germania, che chiedono se il libro arriverà anche da loro o se sarà possibile averlo per posta.
A tutti, Salvo Riina ha risposto con un post dell’8 aprile: Grazie a tutti coloro che mi hanno mostrato il loro affetto e il loro supporto. Grazie anche a coloro che non dormono per lasciare commenti negativi o che si svegliano all’alba con il solo pensiero di scrivere cattiverie che non mi toccano.
Roberto Saviano aveva commentato a ‘Che Tempo che fa’ appena ieri l’intervista di Riina a Vespa, definendola “la comunicazione che Cosa Nostra ha dato più forte negli ultimi vent’anni. Se non conosci quella grammatica, può sembrare una semplice e banale dichiarazione, quasi una difesa. Era invece tutt’altro”.
“Nel momento in cui l’attenzione sulla Mafia è praticamente zero – ha sottolineato Saviano – i mafiosi vedono che c’è lo spazio per dire queste cose. Non bastano gli arresti e i proclami per combattere le mafie: la lotta alla mafia è fatta di conoscenza e di sapienza, e il rischio di uno Stato debole è non comprendere. La Mafia sta parlando e la cosa più grave è che non è stato capito”.
Alla fine lo scrittore cita Montaigne: “La parola è per metà di chi parla, per l’altra metà di ci sta ascoltando. Ecco, noi non siamo stati in grado di raccogliere la nostra metà di parola”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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