“Presidente Napolitano, per l’amor di Dio fermatevi. Ci state ammazzando tutti. Papa Francesco aiutaci tu”. Sono alcune delle frasi che si leggono sul lenzuolo che da due giorni pende all’esterno del ‘Cuppolone’ disegnato nel Cinquecento da Michelangelo per la Basilica Vaticana.
Marcello Di Finizio per la terza volta sulla Cupola (maggio 2013)
Per la quarta volta Marcello Di Finizio, imprenditore triestino, scavalcando una protezione di plexiglass posizionata sul balcone della Cupola di San Pietro proprio per evitare il ripetersi di gesti come il suo, si è calato con corde da alpinista per fermarsi sulla tettoia di una delle prese di luce della struttura. Da lì ha lanciato il suo appello alle più alte cariche dei due Stati, quello italiano e quello della Città del Vaticano. E’ successo sabato pomeriggio. Il 47enne, titolare di un locale sul lungomare di Trieste, non è nuovo ad imprese del genere: nei mesi di luglio e ottobre 2012 era già salito per manifestare il proprio dissenso contro una direttiva europea, la legge Bolkenstein sulle assegnazioni demaniali, che, a suo dire, compromettendo la prosecuzione della sua attività imprenditoriale lo avrebbe ridotto sul lastrico. La terza scalata di Di Finizio è invece del maggio 2013. Anche allora, come oggi, rimane ‘in vetta’ due notti, insieme al suo striscione che parlava di “macelleria sociale della politica”.
Da sabato sono trascorse due notti e Marcello è ancora lì, sulla piccola tettoia di una delle prese di luce della Cupola con il suo lenzuolo ormai sbiadito dove ricorda anche la sua protesta anti-Ue. Secondo i suoi amici è in difficoltà perché si è fatto male a una gamba scavalcando la barriera che pochi mesi fa era stata posizionata sul balcone della Cupola per evitare gesti come il suo.
Con lui è riuscito ad instaurare un dialogo Sergio Pizzolante, vicecapogruppo Ncd alla Camera.
“Ho parlato con Marcello Di Finizio. Mi sembra che la situazione sia alquanto difficile se non drammatica. Siamo tutti pronti ad aiutarlo. Ho attivato tutti i canali ministeriali sia per quanto riguarda la sicurezza, sia per ciò che riguarda le competenza sul demanio. E’ però fondamentale che il Comune di Trieste non tolga la concessione”. “Per quanto riguarda la morosità e gli arretrarti – continua Pizzolante, in una nota – è necessario lavorare per una rateizzazione che consenta a Marcello Di Finizio di reimpostare la sua attività imprenditoriale e ripartire. Siamo impegnati a trovare una soluzione a breve. Ho detto a Marcello, però, che non tutto si potrà risolvere in poche ore e quindi è necessario che lui scenda dalla Cupola e non faccia gesti inconsulti. Ci vorranno giorni, infatti, per delineare una soluzione e la sua permanenza – conclude – è incompatibile con i tempi, seppur brevi, che saranno necessari”.
“Mi hanno portato via tutto, ma non mi porteranno via anche la dignità”. Questo il messaggio pubblicato su Facebook da Marcello Di Finizio. “Mi hanno mentito per tre volte – scrive -, ma non darò loro la soddisfazione di suicidarmi, io combatterò sempre per difendere la mia casa e il mio lavoro fino all’ultimo respiro. Se vogliono ammazzarmi (ammazzare la gente) lo devono fare davanti a tutti, affinché sia chiaro che questi non sono suicidi, ma omicidi di stato”. “E’ sempre sbagliato mettere la gente, la società civile, il tessuto produttivo di questo paese, nelle condizioni di non avere più nulla da perdere – conclude -. La storia lo insegna!”.
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