L’enfant prodige dei Benetton ma soprattutto il nuovo uomo immagine di Oliviero Toscani oggi ha un nome e cognome: Mattia Sartori, leaderino delle tante sardine che circolano libere e felici di esistere, nei mari addomesticati d’Italia dove, per fare carriera, l’importante è essere antisalviniani e antifascisti, la mitica accoppiata del disonore italico.
Questa corsa oggi vede in pista anche il giovane ragazzo bolognese il quale, non certo provato dallo stress dello studio o del lavoro, a trentadue anni, ha deciso di partecipare al tavolo delle decisioni. Quello di quella sinistra marpiona, ispirata in maniera non certo disinteressata, dal rampante mondo dei capitalisti, vecchi e nuovi.
Le sardine, hanno fatto passi da gigante. Dopo le elezioni in Emilia Romagna e da sempre nelle grazie dell’ex leader dell’Ulivo, Romano Prodi, ultimamente, questi pesciolini hanno pensato bene di entrare nelle simpatie del gotha di Atlantia e di quel Oliviero Toscani ora conclamato candidato a vincere l’Oscar di re degli imbecilli.
E tutto questo per una fottutissima quanto velenosa foto che ritrae il giovane leader delle sardine insieme a Luciano Benetton e al mago dell’immagine che, lunedì scorso, ospite su Radio 2 della trasmissione Un giorno da pecora, l’ha commentata in diretta, con queste parole: “Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola”. “A me non interessa questa storia qui. Benetton sponsorizza un centro culturale…”. Quello di Fabrica, nel trevigiano. Il suo.
Un centro “creativo”, quello di Toscani, dove Luciano Benetton riversa un po’ di quella montagna di soldi maledetti che accantona ormai da tanti anni. Un impero nato con gli stracci ma irrobustito oltre misura dalle concessioni delle autostrade costruite dallo Stato con i soldi degli italiani.
Ovviamente quello che fa rabbia è la venatura infame delle battute fatte da chi, da sempre, si misura con il peggio dell’Italia ipocrita e mallopposa sostenuta dai poteri forti.
Ma torniamo alla foto che, insieme alle considerazioni del guru Toscani, ha scosso le coscienze dei parenti delle 43 vittime del Ponte Morandi e degli italiani tutti. Lo scatto ha scatenato polemiche feroci che ora rischiano di compromettere il futuro dei pesciolini eteroguidati in questa fase di politica “liquida”.
Il frittatone mediatico dell’insano matrimonio tra giovani reclute politiche di sinistra e industriali e dirigenti senza scrupoli che in un paese serio avrebbero conosciuto già l’onta della galera, rischia di provocare una quarantaquattresima vittima, le sardine appunto.
Ma l’interessato, ovvero Mattia Sartori non lo sa o forse fa finta di non saperlo per tenere lontana l’idea che il sogno della grande politica possa naufragare molto prima del previsto.
Il pesce guida delle sardine dopo l’apparizione in quella fotografia trash, ha cercato di correre ai ripari con dichiarazioni che hanno peggiorato le cose “In quel momento per noi Oliviero Toscani rappresentava il padrone di casa e Benetton una persona adulta con cui prevale il senso dell’educazione e del rispetto. Da lì nasce l’ingenuità della foto. Ma sbagliando si impara, e posso assicurare che abbiamo pagato anche molto più di altri che invece le foto se le fanno consapevolmente e rivestono ruoli di ben altra responsabilità politica…”.
Ma questo ragazzo dove pensa di vivere e soprattutto dove, con chi, e con quale patrimonio intellettivo pensa di misurarsi? Il mondo della politica trita tutto e tutti in un gioco al massacro dove “l’ingenuità” è sempre la benvenuta a patto che serva per uccidere quello che è sempre il “nemico” per antonomasia e mai, il più gettonato ed ipocrita “avversario”.
E mentre la sardina piagnucola ai microfoni di tutti i media e i social che accorrono per intervistarlo, si consuma il primo brutto strappo. Quelle parole di Sartori non hanno convinto e le sardine romane si sono dissociate: ”Basta, non siamo parte di questo branco”. La crepa, la prima crepa c’è. La foto è già stracciata. Da nascondere.
C’era comunque da aspettarselo che il movimento antifascista e antisalviniano, acclamato da una sinistra al collasso politico elettorale, decidesse di cercare ed arruolare amicizie influenti, necessarie per far partire il movimento trasferendolo dai social alle piazze. Ma potrebbe rivelarsi un errore fatale.
Questi ragazzi anche per una questione d’età non conoscono una famosa battuta di Alberto Sordi, re dell’avanspettacolo: quello che conta diceva il grande comico è “l’uscita”. ”E vale la prima…. Se sbagli è la fine”. A quel punto, a piovere sul palco saranno solo pernacchie e ortaggi, non certo rose ed applausi. Rifletta Sartori.
Non dobbiamo dimenticare poi che i pesciolini nostrani hanno un altro imbarazzante fan d’eccezione, lo squalo della finanza George Soros che al World Economic Forum a Davos ha dichiarato tutta la sua ammirazione per le sardine, “questo torrente di ribellioni che in varie parti del pianeta ha il sostegno schiacciante della popolazione”. Una conclusione maturata, quando, dice Soros, “ho saputo di un movimento spontaneo di giovani che si sono presentati alle manifestazioni organizzate da Matteo Salvini, l’aspirante dittatore italiano”.
Una commedia tragicomica, quella dell’89enne miliardario, diventato dapprima gretino e paladino dei cambiamenti climatici, poi sardino e paladino degli squaletti nostrani: un connubio non proprio perfetto per esaltare la sua idea di società libera tutta tesa a fare soldi e affari. Sulla pelle di tutti. Ed è proprio per questi giovani moschettieri della libertà che il bravo finanziere ha deciso di devolvere 1 miliardo di dollari, creando una rete universitaria con ramificazione globale che si chiamerà Open Society University Network. Per le sardine c’è solo da attendere.
Ma torniamo a Luciano Benetton e la sua Atlantia. E’ in corso in queste ore la trattativa con il governo Conte. Non si parla più di revoca della concessione, ma solo di una maximulta. Sarebbe questo l’orientamento dell’esecutivo per chiudere la partita con Autostrade per l’Italia. Con grande gioia di Zingaretti e Pd (sostenuti in questa partita, da Lega, Italia viva e Forza Italia) che da sempre, per motivi inconfessabili, difendono gli interessi dei Benetton e di Autostrade.
Alla faccia dei morti, dei feriti, dei danni, delle sofferenze, dei rischi e degli imbrogli elargiti, a piene mani dai Benetton di Treviso. A tutto danno dei cittadini e della rete autostradale italiana.
Probabilmente, non dovrebbe essere il prossimo Consiglio dei ministri a prendere la decisione. Se ne parlerà più avanti perché il premier infatti dovrà superare le ultime resistenze dei Cinquestelle, gli unici a rimanere arroccati sulla linea, giusta, della revoca, come ha ribadito il ministro delle Infrastrutture Stefano Patuanelli: “Sono certo che questo sia il risultato che dobbiamo ottenere”.
Sappiamo che gli scandali sono sempre di moda in Italia. I finanziamenti ai partiti anche. Ma i movimenti e gli scouting sono in fermento, perché manipolare la gente è diventato uno dei lavori più remunerati. La politica italiana, da tempo è come un boomerang, più vola lontano, più torna nei desideri partecipativi degli italiani, quelli che vogliono cambiare tutto perché nulla cambi. E l’impegno va pagato.
Ma a richiamare tutti ad una maggiore dignità e chiedere di lasciare i morti in pace è stata una risentita Egle Possetti, presidente del Comitato Ricordo vittime di Genova. In un’intervista al Fatto Quotidiano, rivolta a Toscani ha detto: “Quarantatre morti innocenti per lui conteranno poco, ma per noi erano tutto…”. Un chiaro ed esplicito “invito a stare zitto”. E a vergognarsi, lui e il signor Benetton, aggiungiamo noi.
Enzo Cirillo Barbara Ruggiero
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