Che fine ha fatto il senso della misura? A giudicare dall’ultimo numero del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, quello che il 7 gennaio 2015 fu sconvolto da un attacco armato Isis che decimò la sua redazione giornalistica, potremmo darlo per perso definitivamente. Nella pubblicazione in edicola in questi giorni, in ultima pagina appare una vignetta sul terremoto che appena 9 giorni fa ha sconvolto il centro Italia causando centinaia di morti e feriti. “Terremoto all’italiana: penne al sugo di pomodoro, penne gratinate, lasagne”, il titolo, mentre i disegni mostrano vittime del sisma sporche di sangue. L’ultima, (“lasagne”), presenta diverse persone sepolte da strati di pasta. Nella stessa ultima pagina della vignetta sul sisma, il drammatico tema della sciagura in Italia viene affrontato in un colonnino con una serie di battute: “Circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa che il sisma abbia gridato ‘Allah akbar’ prima di tremare”.
In Italia si è alzato unanime un coro di sdegno, a cominciare da Vasco Errani, commissario per la ricostruzione post terremoto, fresco di nomina, che si dice “certo che i cittadini che stanno vivendo questa tragedia non trovino niente da dire e da ridere come me. La satira è la satira, sarebbe bene -non arrivare fino a qua”.
Più colorite le espressioni del veracissimo sindaco di Amatrice: “Ma come cazzo si fa a fare della satira sui morti?”, ha commentato Sergio Pirozzi allargando le braccia sconsolato alla vista della vignetta pubblicata sull’ultimo numero di Charlie Hebdo.
E, poi, ancora dal mondo politico, in maniera trasversale gli aggettivi riferiti tutti alla satira “indegna”, “ignobile”, “intollerabile”, “offensiva”, “squallida e volgare”. Sul web crescono i #jenesuispasCharlie: per Roberto Calderoli, vice presidente del Senato e Responsabile Organizzazione e Territorio della Lega Nord “da oggi vale questo hashtag. Spero che le nostre istituzioni, i sindaci dei comuni colpiti dal sisma e le famiglie delle vittime, seppelliscano questo periodico satirico sotto una montagna di querele”.
La vignetta di Charlie Hebdo, come tiene a precisare l’ambasciatore francese a Roma non rappresenta assolutamente la posizione della Francia: “Trattandosi di caricature della stampa, le opinioni espresse dai giornalisti sono libere. Il disegno pubblicato da Charlie Hebdo non rappresenta assolutamente la posizione della Francia”, si legge in una nota. “La Francia ha espresso le sue sincere condoglianze alle autorità e al popolo italiano e ha offerto il suo aiuto. Siamo vicini all’Italia in questa difficile prova”.
Dopo la prevedibile reazione di sdegno registrata sia in Italia che in Francia e la valanga di contestazioni per il disegno sul terremoto, oggi pomeriggio una vignetta “di precisazione” è stata pubblicata da Charlie Hebdo sulla sua pagina Facebook. Vi compare una persona insanguinata sotto le macerie, come nel disegno contestato, che si rivolge al lettore: “Italiani…non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!”. Nonostante la excusatio, il giudizio negativo su un modo becero di fare satira rimane comunque scritto in maniera indelebile.
La satira è un genere della letteratura, delle arti e, più in generale un modo di comunicazione, caratterizzato dall’attenzione critica alla politica e alla società, delle quali si vogliono mettere in risalto le contraddizioni per promuoverne il cambiamento. Nella vignetta incriminata, quella dell’ultimo Charlie Hebdo, non vi è nulla di tutto questo. Evidentemente la matita più arguta e brillante della rivista è morta sotto i colpi dei kalashnikov azionati in nome di Allah.
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