Il dissidente cinese Liu Xiaobo, premio Nobel per la Pace 2010, è stato scarcerato per motivi di salute: ha un tumore al fegato in stato terminale.
Il più famoso prigioniero politico della Cina e forse del mondo è stato ricoverato in un ospedale di Shenyang, nel nordest del Paese. Secondo il suo legale Mo Shaoping, le sue condizioni sarebbero stabili.
Liu è nato 62 anni fa in una famiglia cristiana di Changchun, in Manciuria. Critico letterario e scrittore, ha partecipato alle proteste di piazza Tienanmen nel 1989. È del 1996 la sua prima condanna a tre anni di reclusione in un campo di rieducazione, dove conosce Liu Xia, la donna che diventerà sua moglie.
È il primo firmatario di Charta ’08, un manifesto che sosteneva la necessità di riforme democratiche in Cina, pubblicato nel 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e ispirato anche nel nome alla Charta ’77 pubblicata nell’allora Cecoslovacchia comunista dai dissidenti che anni dopo avrebbero animato la “Rivoluzione di velluto”.
Per questo, il regime di Pechino lo ha arrestato a dicembre del 2008, anche se l’arresto è stato formalizzato solo sei mesi dopo. Il 23 dicembre 2009 è stato condannato a 11 anni di carcere e due di interdizione dai pubblici uffici per incitamento alla sovversione del potere dello Stato. La sentenza è stata confermata in appello il febbraio successivo.
A ottobre 2010 ha vinto il premio Nobel per la pace, “per il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina”. È il primo cinese a ricevere un Nobel senza essere scappato dal suo Paese, e la terza persona a vincerlo mentre è agli arresti: prima di lui è capitato al giornalista tedesco pacifista Carl von Ossietzky, internato dai nazisti in un campo di concentramento, e ad Aung Sang Suu-Kyi, imprigionata dalla giunta militare birmana.
L’assegnazione del premio a Liu mandò su tutte le furie Pechino: il portavoce del ministero degli Esteri dichiarò che il Comitato norvegese aveva premiato un “criminale” e commesso una “mancanza di rispetto nei confronti del sistema giudiziario cinese”.
F.M.R.
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