A Copenaghen si scia sui rifiuti. Il nostro celebre discesista Kristian Ghedina, in qualità di ambassador di Fondazione Cortina 2021, inaugura oggi la pista da sci sintetica, sul tetto del più grande termovalorizzatore del mondo. La pista, ispirata alle discese alpine, è realizzata da una ditta italiana, la bergamasca Neveplast, ed ha una lunghezza di 400 metri, un’altezza di 90. La pendenza massima, nella parte iniziale del percorso, del 45%, garantisce a tutti gli appassionati di sci, dai provetti ai principianti, la possibilità di godere della pista, aperta per 365 giorni all’anno. Per raggiungere l’impianto sciistico, dove è stato riprodotto un intero ambiente alpino con tanto di alberi, si prende un ascensore panoramico che, attraversando l’edificio internamente, offre anche una vista sull’impianto di lavorazione dei rifiuti.
Il Copenhill / Amager Bakke è un impianto di avanguardia nel riciclo dei rifiuti. Progettato dalla ditta Babcock & Wilcox Vølund che non solo nella costruzione ha seguito i più avanzati standard tecnologici e di efficienza, ma ne ha curato attentamente la resa visiva e l’inserimento nel contesto urbano, rispettando così le esigenze della comunità locale. L’edificio che ospita l’impianto sorge nel cuore della città a soli 15 minuti dall’aeroporto. è stato progettato dall’archistar danese Barker Ingles, seguendo criteri che hanno puntato sul suo inserimento armonioso nel contesto urbano, attribuendogli anche le caratteristiche di luogo sportivo e ricreativo, ecologico ed esteticamente iconico.
Se la pista da sci sul tetto lo rende un unicum nel suo genere, è anche però la dimostrazione che la qualità ed efficacia nel trattamento dei rifiuti raggiunta da questi impianti negli ultimi anni, ha notevolmente abbassato il loro impatto ambientale. Perché è proprio nel cuore dell’edificio che sono presenti le maggiori innovazioni. Il Copenhill / Amager Bakke va a sostituire un impianto di vecchia generazione, a quattro fornaci, che ha servito la città di Copenhagen per 45 anni. Il nuovo impianto è dotato di due linee di forno e di un sistema di turbina e generatore congiunti, che bruciano 75 tonnellate di rifiuti all’ora. Secondo i dati forniti dalla B&W Vølund, il Copenhill tratta ogni anno circa 400.000 tonnellate di rifiuti prodotti da 700.000 abitanti e almeno 46.000 aziende, in cambio fornisce elettricità a 62.500 famiglie e raggiunge 160.000 famiglie con il teleriscaldamento. I dati sul vapore prodotto, a 440 gradi e 70 bar di pressione, significano un raddoppiamento dell’efficienza elettrica rispetto al precedente impianto.
In più vengono recuperati attraverso la condensazione dei gas di combustione circa 100 milioni di litri di acqua di ricambio mentre il 90% dei metalli presenti nei rifiuti viene riutilizzato raggiungendo un totale di 10.000 tonnellate l’anno. Altre 100.000 tonnellate di ceneri pesanti vengono invece utilizzate come materiale stradale, il che consente di risparmiare grandi quantità di ghiaia.
In Italia, sono presenti circa 50 tra inceneritori e termovalorizzatori, alcuni ormai in disuso, altri sottodimensionati per la quantità di rifiuti prodotta dal nostro Paese, altri obsoleti. Considerando che Roma è sommersa dal pattume ed è quasi in emergenza sanitaria e intere regioni, come la Campania, continuano ad esportare i propri rifiuti parte al nord Italia e parte all’estero, pagando circa 200 euro a tonnellata, è forse arrivato il momento di riaprire una serena riflessione sui termovalorizzatori, domandandosi se davvero è una scelta ambientalista ed ecologica quella di osteggiare la costruzione degli impianti di trattamento dei rifiuti.
Elisa Rocca
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