Rizzoli, arbitro internazionale e fischietto dell’ultima finale Mondiale, ad arbitrare il “decisivo” derby di Verona (due squadre entrambe matematicamente salve), il giovane Massa (anche se già internazionale, ma dopo ieri diventa lecito anche chiedersi il perchè di tanta frettolosa promozione) a dirigere il big match dell’Olimpico con in ballo i tanti milioni di Europa League e i tantissimi della Champions League. Basterebbe quest’annotazione per capire con quale approssimazione venga gestito il nostro calcio, non solo in sede di designazioni arbitrali.
Ma tant’è: il risultato è che la corsa all’Europa che conta e a quella che conta decisamente meno (ma qualcosa sì) ne esce alterata in modo francamente inaccettabile. A farne le maggiori spese è soprattutto la Lazio la reazione dei cui dirigenti è stata sin troppo composta. Si potrà discutere all’infinito sui millimetri (ma poi le immagini ci sono e una verità obiettiva si può, pur faticosamente, ricavare) e su contatti o presunti tali da sezionare al microscopio. E non si tiri in ballo il solito trito e ritrito refrain dell’arbitraggio “a buon senso”: se due giocatori meritano il rosso vanno espulsi e basta anche se si chiude in 9, con tanti saluti alla bellezza dello spettacolo perchè non l’arbitro è garante del rispetto del regolamento e non anche dello spettacolo (a quello dovrebbero provvedere i giocatori in campo). Il punto è che se in quattro episodi-chiave si decide sempre e solo in un senso qualcosa di storto c’è stato. E all’Olimpico, ieri sera, molte cose non sono andate per il verso giusto.
Senza voler scomodare altrettanto trite tesi complottiste, anche alla luce di quanto accaduto nel pomeriggio al Tardini, ciò che si è visto all’Olimpico è grave. Perchè se la scena se la prende l’arbitro e non il fantastico Hernanes (doppietta al veleno per l’ex biancoceleste , poi, quanto a capriole e a dichiarazioni post partita, sono affari suoi e di Lotito) o lo spumeggiante gioco esibito dalla Lazio finchè la partita è stata tale, vuol dire che qualcosa non quadra.
Quanto agli episodi da moviola, anche qui si potrebbe discutere all’infinito: da annullare il gol del pari dell’Inter, Marchetti probabilmente (le immagini così chiare non sono ma è vero che anche tocco sul piede di Icardi c’è stato, quest’ultimo il piedino lo trascina eccome) non prende la punta argentina e Candreva è quantomeno in linea con l’ultimo dei difensori nerazzurri. Probabile anche un rigore sullo stesso Icardi nel primo tempo. I maggiori dubbi si appuntano, invece, sulla prima espulsione, quella di Mauricio (a proposito, è ormai assodato che il brasiliano, senza De Vrij, somiglia sempre più al suo gemello scarso), perchè per potersi parlare di chiara occasione da gol occorrerebbe che l’attaccante ostacolato sia nella disponibilità del pallone: lo stop lungo di Palacio non lascia alcuna certezza circa la possibilità per la punta nerazzurra di riprendere la sfera in tempo utile per calciare in porta e l’ostacolo di Mauricio si traduce in una semplice mano appoggiata sulla spalla. Già un rosso diretto in una circostanza simile trova ben pochi riscontri.
Un arbitraggio pesantemente insufficiente e condizionante, in stile Juve-Roma con due differenze, però: a quattro (ora tre) giornate dal termine, tempo per recuperare non ce ne è; allo Stadium Rocchi sbagliò più di qualcosa anche a favore della squadra uscita poi battuta (come la punizione da cui scaturì il momentaneo 1-1). Ma in quel caso ci fu una sollevazione popolare e si chiese addirittura l’intervento del Parlamento per difendere l’onorabilità della patria giallorossa vilipesa. Qui non accadrà nulla.
Del resto, se si è la squadra di Claudio Lotito, che non piace a nessuno (neppure ai laziali che sono tornati ad affollare le tribune), bollato come uno dei “mali del calcio” da più pulpiti, pretendere di essere simpatici se non anche difesi è dura. A proposito: il Carpi è in A e il Frosinone praticamente pure. Alla faccia di presunte macchinazioni orchestrate da Formello e dintorni.
A Parma, poi, se confermato quanto dichiarato da Donadoni e Palladino (il beneficio del dubbio ce lo riserviamo perchè è altrettanto giusto prendere atto della smentita ufficiale diffusa via Twitter dal Napoli) è, per certi versi, addirittura più fastidioso: se si è già falliti e matematicamente retrocessi perchè dannarsi l’anima invece di scansarsi per favorire la ben più nobile causa-Champions dei partenopei? Questa la lezione di etica che il presidente De Laurentiis, grande fustigatore di usi e costumi Uefa, avrebbe impartito ad Higuaìn e soci. Se confermate, queste parole sarebbero alquanto imbarazzanti.
Fatto sta che la Roma rimane al secondo posto e il Napoli pienamente in corsa per un posto Champions. Certamente due grandi squadre e due grandi società. Altrettanto certamente, due bacini d’utenza largamente superiori ad altri. Alle rimanenti giornate il compito di dimostrare che trattasi solo di una coincidenza.
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