Alla fine sfidando la sorte, i regolamenti, gli altola’ della Guardia di Finanza che alla fine è dovuta salire a bordo e arrestarla, Carola Rackete ha rotto ogni indugio e ha ancorato la Sea Watch3 all’interno del porto di Lampedusa.
La svolta nella notte, quando ignorando anche l’ultimo avvertimento delle forze dell’ordine, la “sbrufoncella”, così appellata dal ministro dell’interno, ha detto al suo equipaggio: “Non ce la faccio più, devo portarli in salvo”, comunicando la decisione che aveva preso. Una scelta che le è costata cara: i finanzieri, con la nave ormai ormeggiata in banchina, sono saliti a bordo e l’hanno arrestata per violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione: resistenza o violenza contro nave da guerra. E ora Rackete, che sarà processata per direttissima, rischia una condanna da 3 a dieci anni.
La decisione dopo l’una di notte
La decisione di non attendere più la comandante la prende poco dopo l’una di notte: accende i motori e fa rotta verso l’isola. Immediatamente la motovedetta della Guardia di Finanza che in questi ultimi due giorni è sempre rimasta accanto alla nave della ong le intima l’alt. Un ordine, dicono i finanzieri, ripetuto tre volte e sempre rimasto inascoltato. Quando è ormai evidente che la Sea Watch è entrata in porto, la motovedetta tenta un’ultima mossa, ponendosi tra la banchina e la nave per impedire l’attracco. Ma Carola non si ferma e porta la Sea Watch sempre più vicino. L’incidente viene evitato per un niente: la motovedetta e la nave si toccano per un’istante, l’imbarcazione della Gdf finisce contro la banchina e riesce però a sfilarsi senza conseguenze per l’equipaggio.
L’ingresso della nave è accolto sul molo dagli applausi dei sostenitori della Ong e dalle grida di un gruppo di lampedusani, guidati dall’ex vicesindaco dell’isola Angela Maraventano, che urlano vergogna. “Non si può venire a fare quello che si vuole, non venite nelle nostra isola se no succede il finimondo. Fate scendere i profughi e poi arrestateli tutti”, ha gridato Maraventano più volte rivolgendosi alle forze dell’ordine.
L’arresto è stato formalizzato poco dopo nella caserma della Guardia di Finanza: con la manovra compiuta, è la tesi degli investigatori, Carola ha fatto resistenza alle autorità e ha rischiato di provocare un incidente. Per questo è probabile che le venga contestato anche il tentato naufragio. “Non avevamo scelta – dice la portavoce della Ong Giorgia Linardi -. Alla comandante non è stata data nessuna soluzione nonostante avesse dichiarato da 36 ore lo stato di necessità. Era dunque sua responsabilità portare queste persone in salvo. La violazione non è stata del comandante, ma delle autorità che non hanno assistito la nave per sedici giorni”. Subito dopo aver portato via Carola, i militari e gli uomini della Polizia sono saliti a bordo per notificare il provvedimento di sequestro della nave. E a bordo sono saliti anche i medici e i volontari dell’Unhcr e dell’Oim, per un primo screening sanitario e per fornire ai migranti le prime informazioni. Migranti che al sorgere dell’alba hanno messo finalmente piede a terra. Non prima di aver abbracciato uno ad uno i volontari di Sea Watch.
L’82% dei tweet sul caso Sea Watch racconta di un’Italia molto, molto arrabbiata
Le rilevazioni delle discussioni sui social nella settimana (tra il 21 e il 27 giugno) in cui ha tenuto banco il caso della nave della Ong entrata in acque territoriali italiane, fatta da Kpi6 per AGI , hanno contabilizzato oltre 23mila tweet generati e 127mila condivisioni, che hanno provocato però sentimenti molto negativi (82%): indignazione, rabbia, disapprovazione sono presenti in tutte le differenti opinioni degli utenti.
Una valanga di sentimenti ostili sia nei confronti dei migranti e del comandante Carola Rackete, ma anche da tweet contro le dichiarazioni fatte da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni.
Anche partiti e politici italiani hanno concentrato le loro dichiarazioni social sul caso Sea-Watch. La Lega è stato il partito più attivo con 63 tweet, seguita da Fratelli di Italia e Partito Democratico rispettivamente con 24 e 23 tweet pubblicati. Il M5S segue a lunga distanza 2 contenuti. Il tweet più discusso è stato quello di Giorgia Meloni, che pochi minuti dopo l’entrata di Sea Watch nella acque di Lampedusa, diffonde un video in cui dichiara che la nave ONG dovrebbe essere affondata e i clandestini rimpatriati.
‘Affondare’ e ‘Blocco Navale’ le parole più usate
Con oltre 3.276 tweet, 20.611 retweet e quasi 3.5mila citazioni, #BloccoNavale è uno degli argomenti più discussi. Mentre la parola più usata è stata sia caratterizzata della parola “affondare”, utilizzata più di 650 volte nell’arco della settimana monitorata. Fra i politici l’account Twitter del ministro Salvini è il più menzionato (39%), a seguire Giorgia Meloni (6%).
A.B.
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