L’accordo era nell’aria da giorni, ma oggi, al termine di una riunione del centrodestra a Palazzo Grazioli, è arrivato il via libera per le nomine ai vertici di Camera e Senato. Il filo diretto delle trattative affidato ai telefonini sta funzionando. Tra Salvini e Di Maio la voglia di trovare un accordo, sulle nomine ma forse chissà anche per una eventuale maggioranza che sostenga un governo di coalizione, si sta facendo vigorosamente strada.
Tutti sembrerebbero d’accordo sulla necessità di non lasciare un vuoto politico in un momento in cui in Europa come in Italia non mancano scadenze e appuntamenti importanti, soprattutto di natura politico economica: le trattative per la Brexit, le scadenze ai vertici della Bce, l’agitazione di alcuni Paesi dell’est sempre più insofferenti verso la Ue e soprattutto le scelte da fare per assicurare continuità ad una ripresa che tarda ancora a consolidarsi.
A favorire una rapida soluzione per le nomine istituzionali sta contribuendo anche la crisi del Pd, oggi spaccato al suo interno tra chi come l’ex segretario Matteo Renzi vuole il partito all’opposizione, e chi invece, praticamente tutti gli altri, in attesa di tempi migliori, non chiude la porta di un dialogo su cui tra l’altro conta molto il Presidente della Repubblica.
Dal vertice di Villa Grazioli, preceduto da una riunione dello stato maggiore di Forza Italia, sarebbe emersa anche una precisa indicazione per la seconda carica dello Stato: Paolo Romani capogruppo di Fi a Palazzo Madama. Interessante l’apertura del centrodestra pronta ad affidare una vicepresidenza ad ogni gruppo di maggioranza o opposizione. Domani un incontro congiunto maggioranza opposizione potrebbe sciogliere le ultime riserve.
Per quanto riguarda la Camera il posto della insalutata ospite Boldrini, verrà preso da un rappresentante dei Cinquestelle che già domani potrebbero indicare il nome del prossimo presidente di Montecitorio.
All’interno del centrodestra comunque la partita più importante si giocherà per la corsa a premier. Candidato unico, secondo quanto emerso in queste ore sarà Matteo Salvini ma qui la partita si presenta di non facile composizione in quanto Di Maio quale esponente del partito di maggioranza relativa uscita dalle urne intende far valere questa prerogativa presso il capo dello Stato che ora dovrà sciogliere la riserva decidendo tra due strade: quella di un mandato esplorativo o l’altra, più delicata di un incarico pieno per andare poi alla Camera e al Senato per vedere se c’è una maggioranza parlamentare che possa dare vita ad un esecutivo.
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