Elezione a sorpresa di un candidato non del Partito Democratico per la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. L’incidente che molti attendevano, e in parecchi temevano, si è verificato ieri sera quando il nome uscito dalle urne, dove si è votato a scrutinio segreto, è stato quello del centrista di Ap, Salvatore Torrisi, eletto al posto del candidato dei dem, Giorgio Pagliari.
A ribaltare l’esito del voto, sei franchi tiratori (due i bersaniani di Mdp) assieme alle opposizioni. Il risultano ha scatenato il caos nel governo: la parte renziana del Pd non l’ha presa affatto bene, parlando subito parlato di «vulnus gravissimo nella maggioranza» e di «patto di lealtà venuto meno tra alleati di governo», con dito puntato contro i bersaniani di Mdp e i centristi di Ap. L’ex segretario Matteo Renzi ha parlato di un “blitz studiato a tavolino”. Il presidente reggente dei dem, Matteo Orfini, ha perfino chiesto un incontro al presidente Sergio Mattarella. Anche se il Quirinale ha fatto sapere di non avere riscontrato alcun richiesta nel merito.
A replicare alle accuse di tradimento nei confronti degli alleati di governo, ci ha pensato il leader di Ap Angelino Alfano che ha rilanciato: ‘Se qualcuno cerca pretesti per far cadere il governo e andare al voto lo dica chiaro’. Ed ha reso noto che Torrisi, eletto coi voti delle opposizioni alla presidenza della commissione che esaminerà la riforma elettorale, ha chiesto 24 ore per riflettere. “Ma – ha spiegato Alfano – è chiaro che una sua permanenza alla presidenza è incompatibile con Ap. Noi abbiamo votato a favore del candidato del Pd perché quella presidenza toccava a loro, rispettiamo i patti, siamo leali”.
Per provare a uscire dall’impasse il ministro degli Esteri Alfano aveva chiesto in mattinata a Salvo Torrisi di «rinunciare alla presidenza» ma per Torrisi la richiesta era «inconcepibile, manco nel Pcus (partito comunista dell’Unione Sovietica, ndr)…». Alfano allora non ha perso tempo e lo ha messo fuori da Ap: “Prendo atto della decisione del senatore Torrisi. Amen. Ha scelto la sua strada. Il senatore Torrisi non ci rappresenta al vertice della commissione Affari costituzionali”. Pronta la replica di Torrisi: “Io lavoro affinché la commissione continui a funzionare. Ritengo che in quanto successo ieri non ci sia stato alcun complotto. È stata tutta una vicenda interna alla commissione e al Parlamento”. Alla domanda, ripetuta, se fosse pronto a dimettersi da presidente della commissione Affari costituzionali del Senat , così come gli chiede Alfano, Salvatore Torrisi ha infine risposto: “Vediamo cosa farà il Pd. Se dovesse trovare lui una soluzione con dei nomi in grado di trovare i voti necessari, vedremo. Allo stato, ribadisco, la mia unica preoccupazione è che le istituzioni continuino a funzionare”.
Matteo Renzi, invece, non ci sta a farsi dire che nell’elezione di Torrisi alla presidenza della prima commissione del Senato ha trovato lo spunto per aprire una crisi di governo. “La parola crisi non la vogliamo sentire pronunciare. Questi sono giochini da Prima Repubblica: il lavoro del governo va difeso e incoraggiato”. E lancia la sfida: “Chi ha votato Torrisi faccia proposte” sulla riforma elettorale. Intanto, nella maggioranza la situazione si complica.
A.B.
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