E alla fine è arrivato il primo via libera del Senato al ddl riforme costituzionali. E ha rispettato il termine fissato da Matteo Renzi, l’8 agosto, prima della pausa estiva dei lavori parlamentari.
Non a caso il premier – che pure ha dovuto rinunciare a parlare a palazzo Madama per evitare di surriscaldare ulteriormente il clima con le opposizioni, che hanno lasciato l’Aula al momento del voto – commenta soddisfatto: “Ci vorrà tempo, sarà difficile, ci saranno intoppi. Ma nessuno potrà più fermare il cambiamento iniziato oggi”, scrive su twitter. Dopo settimane di stop and go, di forti polemiche tra maggioranza e minoranza, di accuse anche dure nei confronti del presidente del Senato Pietro Grasso, ‘reo’ a dire delle opposizioni (fatta eccezione per Forza Italia) di non essere stato sopra le parti, il ddl riforme supera il primo scoglio del voto: 183 i voti favorevoli, 4 astenuti.
Anche i dissidenti del Pd abbandonano l’Aula assieme a 5 Stelle, Lega, Sel e Gal. Pallottoliere alla mano, il ddl passa grazie ai voti di Forza Italia, che pure deve fare i conti con i ‘frondisti’ interni, in tutto una ventina, che già promettono battaglia nel passaggio del provvedimento alla Camera. Nel Pd i ‘dissidenti’ superano la decina.
“Si è conclusa – scrive l’ex premier Silvio Berlusconi, non lasciandosi sfuggire l’occasione di mettere il cappello sul ddl, in una lettera inviata a senatori e deputati azzurri, rivendicando il ruolo “determinante” svolto dal suo partito: – una stagione lunga e faticosa” ma “Forza Italia è tornata ad essere protagonista”. Il leader azzurro si dice convinto di poter tornare a “recuperare entro pochi mesi la piena agibilità politica ed elettorale” ed annuncia – “dopo il martirio” subito – di lavorare alla ristrutturazione di Forza Italia.
Non nasconde la soddisfazione l’autrice del ddl, Maria Elena Boschi, presa ‘d’assalto’ dopo il voto dai baci e dagli abbracci in Aula.
“E’ un primo segnale della voglia di cambiamento e della capacità di rispettare gli impegni presi con i cittadini”, commenta il ministro delle Riforme che ribadisce l’avvio a settembre dell’esame della legge elettorale a palazzo Madama.
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