In attesa del posticipo Roma-Cagliari, una giornata che si presentava come interlocutoria ha, invece, offerto non solo spunti di notevole interesse ma anche risultati sorprendenti.
Come la sconfitta interna del Napoli, che rischia di complicare oltremisura la corsa al primato dei partenopei, e dolorose conferme come l’abisso in cui sta sprofondando un Milan sempre più derelitto.
Partendo dalla (nuova) testa della classifica, registriamo il successo molto più complicato di quanto non suggerisca il punteggio “all’inglese” di 2-0 con cui la Vecchia Signora ha espugnato Livorno. Ironia del caso, stesso risultato con cui la Roma aveva aperto, proprio in Toscana, la sua fantastica striscia di vittorie. E anche qui con le due reti maturate entrambe nella ripresa. Una Juve non bellissima, tutt’altro, molto lunga e che, pur non concedendo chiare occasioni da rete ai labronici ha spesso rischiato di subire veloci ripartenze con i crismi della pericolosità. Non ha neanche creato molto, la squadra di Conte, però ha tenuto e, alla fine, il successo si può dire meritato. Splendida sia la girata al volo di Llorente i cui piedi non saranno raffinati e non varranno le sue inzuccate ma non sono poi così disprezzabili, sia il colpo da biliardo di Tevez della cui tecnica, invece, nessuno ha mai dubitato. Se consideriamo che la Juve è scesa a Livorno senza ben sette elementi e con l’incombente pensiero alla Champions, tre punti che pesano come un macigno.
Ancor più pesante, però, è il capitombolo del Napoli, dapprima imbrigliato da un Parma molto attento e poi punito alla prima disattenzione da un redivivo Cassano che, forse, Prandelli ha escluso dal giro azzurro con troppa leggerezza. E ora un allarme in casa Benitez inizia a suonare, visto che è la seconda battuta d’arresto consecutiva. Poco gioco, pochissime occasioni e un possibile caso-Hamsik, gettato nella mischia solo nel secondo tempo e quasi subito uscito per infortunio. Per la prima volta in stagione, la piazza partenopea si lascia andare a qualche mugugno. A Benitez il compito di evitare che l’allarme diventi sirena. Alla vigilia di una sorta di spareggio-qualificazione in Champions con il Borussia. Che non si presenta, a sua volta, nelle migliori condizioni possibili avendo rimediato una sorta di k.o.t. calcistico a domicilio dal tritasassi-Bayern, passato 3-0 in Westfalia. E privo di quasi tutta la difesa titolare per il match di martedì. Al Napoli il vantaggio di giocare per due risultati su tre, ai tedeschi il fattore campo. Che a Dortmund non è poca cosa.
94. E’ il numero che è uscito ben due volte sulla ruota della serie A in questo turno. Al 94’, un Chievo rigenerato dalla cura-Corini (peraltro, grande ex faro del centrocampo dei “mussi volanti” negli anni d’oro del primo approdo nella massima serie) ha fatto suo con rete di Lazarevic il derby di Verona che mancava da ben 11 anni, interrompendo la striscia da brivido dell’Hellas in casa. Ma il 94esimo era anche il minuti in cui il più improbabile dei protagonisti in campo indossava i panni del consumato bomber di razza per togliere al grande doppio ex, Sinisa Mihajlovic, la soddisfazione dei tre punti, peraltro con la Samp costretta in dieci (espulsione sacrosanta quanto scellerata di Krsticic per doppio giallo) per tutto il secondo tempo.
Il primo aveva visto la Lazio spettatrice non pagante al cospetto di una Sampdoria tutt’altro che irresistibile ma, forse per l’effetto del cambio di panchina, certamente volitiva e grintosa, doti che rispecchiano appieno il carattere del suo nuovo tecnico. Petkovic, per contro, rimescolava, per l’ennesima volta, le carte proponendo, stavolta, un inedito tridente con Floccari in mezzo e Keita e Candreva ai lati. Hernanes in panca e con il muso lungo.
Ma di gioco e di tiri in porta neanche a parlarne. Ripresa molto condizionata dall’inferiorità numerica dei blucerchiati che dava coraggio ad una Lazio cui ogni tipo di incoraggiamento in questo periodo gramo è cosa gradita. Ma non si attraversa un momento buio per caso. E così, dopo un paio di reti divorate da Konko (toh, chi si rivede!) di testa e da Perea, palo a portiere già battuto (ma il colombiano era in off-side, va detto), ecco l’immancabile pasticcio difensivo cui partecipano proprio tutti (Marchetti compreso) e Soriano ringrazia per il più comodo degli 1-0. Poi, più nulla fino alla “follia” di Cana-bomber. Miracoli del 94.
Ma l’esplosione di gioia, degna di una finale di Coppa (indovinate quale?), mostra chiaramente la cifra di quanto oggi in casa biancoceleste ci si accontenti veramente di poco.
Contenti non sono affatto a Milano, sponda rossonera, e i tifosi del “Diavolo” lo hanno fatto capire chiaramente a suon di striscioni minacciosi prima e con la rabbiosa richiesta di parlare con una delegazione di giocatori dopo. In mezzo, l’ennesima prova avvilente di una squadra che sembra aspettare solo un cambio di direzione per voltar pagina e un 1-1 contro un mediocre Genoa. Qui il numero del destino è stato l’11. Dagli undici metri, l’ex di turno, Gilardino, non ha perdonato, mentre SuperMario, ormai risucchiato da cotanto grigiore generale, ha pensato bene di fallire il secondo penalty di fila, dopo una sequenza vincente che risaliva ai tempi dei campetti di provincia. Stavolta, Perin l’eroe. Basterà l’amuleto-Champions a salvare ancora Allegri? Per il momento sì, dicono da Via Turati.
Infine, una nota su Roma-Cagliari di stasera. L’occasione per riprendere confidenza con vittoria e primato sarebbe ghiotta ma la Roma non pare presentarsi all’appuntamento con la serenità dei giorni migliori. Pallotta, letteralmente imbufalito per la fuoriuscita di indiscrezioni societarie, si è incaponito in un botta e risposta a suon di note ufficiali con il partner Unicredit. Che ha confermato che qualcosa nella pentola giallorossa bolle. Garcia, invece, ha voluto esternare tutto il suo disappunto nel dover giocare solo 48 ore dopo Italia-Argentina di rugby. Non proprio dei pesi piuma. Il campo non sarà certamente al meglio e uno stadio di proprietà eviterebbe queste spiacevoli concomitanze. Però, è dal 2012 (da quando il Flaminio è indisponibile) che l’Italrugby gioca le gare casalinghe del Six Nations all’Olimpico e anche una gara con i prestigiosi Pumas (peraltro, con ricevimento papale annesso e comunque programmata da tempo) non poteva che reclamare questo palcoscenico. Lamentarsene dopo è, quantomeno, discutibile. Semplice nervosismo o “maniavantismo”?
Di certo, un velo di malinconia si avvertirà. Doveroso se chi se ne è andato è stato un campione che ha fatto la storia di questa maglia: si è spento, infatti, a 92 anni, Amedeo Amadei, il “fornaretto di Frascati”. Il centravanti dello scudetto del 1941/42.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy