La Roma dei record -nona vittoria consecutiva dall’inizio del campionato, come la Juve di Capello del 2005/06, e la miseria di una sola rete al passivo- prosegue il suo cammino immacolato. E lo fa al termine di una gara divenuta molto complicata vuoi per la buona giornata dell’Udinese, vuoi, soprattutto, per l’inferiorità numerica dovuta al secondo giallo (veramente ingenuo) rimediato da Maicon a metà ripresa. Un 1-0, date le condizioni, dal valore inestimabile. I tre punti dal peso specifico, forse, maggiore tra quelli collezionati sin qui dagli uomini di Garcia. La Roma, già priva di Totti e Gervinho, ha sofferto parecchio nel primo tempo dove l’Udinese ha chiuso benissimo tutti gli spazi concedendo ai giallorossi solo qualche azione di alleggerimento ed ha esercitato una pressione costante che ha creato non pochi patemi alla retroguardia della capolista. Risultato: diverse occasioni nitide per i friulani che hanno colto un palo clamoroso con l’attivissimo Muriel proprio in avvio, seguite da almeno altre due conclusioni che lasciavano il pubblico friulano con l’urlo del gol strozzato in gola, una di Di Natale e una di Gabriel Silva che costringeva Castan al salvataggio sulla linea. Diverso lo spartito interpretato dalla Roma nella ripresa con gli imbarazzi iniziali messi alle spalle e un atteggiamento molto più propositivo ma quando l’inversione dell’inerzia sembrava cosa fatta, ecco al 21’, l’episodio che avrebbe potuto determinare il primo contraccolpo dell’intera stagione romanista: l’espulsione decretata da un non impeccabile Bergonzi (un giallo inesistente sventolato a De Rossi e uno a Muriel, poi graziato del secondo per evidente compensazione). E si tornava a soffrire. Di Natale, a venti minuti dal termine, sciupava un vantaggio che i bianconeri avrebbero anche meritato e Garcia comunque bravo a disporre i suoi con un 4-4-1 a maglie molto larghe per coprire l’inferiorità numerica. Non altrettanto pronto, invece, Guidolin che non mutava alcunché. E qui, l’eroe che non ti aspetti: il subentrato Bradley, da soli quattro minuti in campo, indovinava all’82’ un preciso piatto dal limite imparabile per Kevala. Potrebbe esser stato il vero punto di svolta dell’intero campionato. La Roma, per l’entusiasmo ormai sempre più manifesto dei suoi sostenitori, accorsi in massa nella notte a Fiumicino per salutare il rientro nella Capitale dei propri beniamini, conserva i cinque punti di margine sull’accoppiata Juve-Napoli, entrambe vittoriose ai danni di Genoa e Torino e con il medesimo punteggio: 2-0.
In serata, un Lazio-Cagliari molto atteso soprattutto per verificare la posizione di Petkovic dopo le polemiche innescate dall’ennesima prova incolore offerta dai suoi a Cipro, ha segnato, se non un ritorno al sereno, quantomeno una tregua nel clima di scontento neanche troppo latente che si respira nell’ambiente biancoceleste. Un 2-0 che vale oro per classifica e morale, meno per il gioco espresso. Il successo dei padroni di casa, infatti, non deve nascondere i tanti problemi che ancora affliggono la squadra. Ennesima rivoluzione copernicana di Petkovic con una formazione inedita, scesa in campo senza Klose, Cavanda, Ciani, Ledesma e, soprattutto, Hernanes, oggetto di malumori montanti tra la tifoseria che imputa al brasiliano un impegno non adeguato e una posizione in campo poco funzionale. Senza parlare dell’ultima tegola in ordine di tempo, l’infortunio che costringerà Lulic ad un lungo stop. Primo tempo oggettivamente imbarazzante della Lazio capace solo di produrre un piccolo trotto stantio e rimasticato a fronte di ripartenze veloci e puntuali di un Cagliari, dapprima timoroso e poi, incoraggiato dalla pochezza dell’avversario, sempre più intraprendente e convinto di poter tentare il colpo grosso. Intervallo salutato con una salva di fischi dai tifosi biancocelesti. Nella ripresa, la svolta con l’ingresso in campo di un ristabilito Klose (inserirlo nel finale a Nicosia, no?) che in soli tre minuti cambia volto al match e, si spera, all’intera stagione laziale. Una rete, un gol divorato su errato tap in conseguente a un palo di Perea, e un rigore (mani ingenuo di Pisano) procurato per la trasformazione sicura di Candreva che fissava il punteggio sul definitivo 2-0. La conferma di quanto sia fondamentale il bomber tedesco per le sorti di un attacco anemico come quello biancoceleste ma anche di come questa squadra sia legata oltremodo a singoli e a equilibri, ambedue molto precari. Crisi rientrata e Petkovic saldamente sulla panchina. Almeno fino alla prossima puntata.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy