Un momento del comizio elettorale tenuto da Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, in Piazza della Sanità a Napoli, 8 maggio 2014. ANSA / CIRO FUSCO
Mentre in Siria il cessate il fuoco si allontana e si arricchisce di eccezioni, oggi nel nord del paese sono stati bombardati due ospedali. Le vittime sono almeno 23.
La prima struttura colpita si trova a Maarrat al-Numan, nella provincia di Idlib, ed è gestita da Medici senza frontiere. L’ospedale è stato colpito da quattro razzi: “Due serie di almeno due attacchi a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro”, scrive l’ufficio stampa dell’ONG, che sospetta di un “attacco deliberato contro la struttura sanitaria”. Otto membri dello staff, che conta 54 effettivi in tutto, sono dispersi.
“Condanniamo con la maggior forza possibile quanto accaduto”, ha commentato il capo missione Massimiliano Rebaudengo. “La distruzione di questo ospedale lascia una popolazione di circa 40mila persone senza accesso ai servizi sanitari in una zona in pieno conflitto”. La zona di Maarrat al-Numan non è solo obiettivo della controffensiva governativa e dei raid della coalizione a guida russa: si trova anche sul fronte interno tra le fazioni rivali dell’Esercito siriano libero e del fronte al-Nusra, affiliato ad al-Qaeda. Qui, dall’anno scorso, MSF copriva tutte le spese dell’ospedale, che conta trenta posti letto, due sale operatorie, un ambulatorio e un pronto soccorso.
Poche ore dopo, un altro ospedale è stato colpito da cinque missili ad Aazaz, a nord di Aleppo, vicino al confine turco e al cantone di Afrin occupato dalle YPG, milizie curde siriane che la Turchia – a differenza degli USA – ritiene un’organizzazione terroristica.
Secondo Al Jazeera, qui le responsabilità sarebbero del governo siriano. I missili avrebbero colpito i reparti di ginecologia e pediatria dell’ospedale locale, uccidendo 14 persone, tra cui almeno due bambini.
Mentre si continua a scavare sotto le macerie, Russia e Turchia approfittano del bombardamento di Aazaz per riprendere la corsa alle accuse reciproche. Secondo il premier di Ankara, Ahmet Davutoglu, l’ospedale sarebbe stato distrutto da “un missile balistico partito probabilmente dal mar Caspio”. “Propaganda”, ribatte Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo: da parte turca sarebbero arrivate solo accuse infondate, e non “informazioni specifiche che possono essere presentate come prove”.
A complicare la situazione interviene il ruolo delle milizie curde. “Ankara non permetterà la caduta di Aazaz nelle mani delle YPG”, ha continuato Davutoglu, che ha accusato lealisti, russi e curdi di “violare apertamente il diritto internazionale” per guadagnare terreno prima di un’eventuale interruzione delle ostilità.
Il portavoce del ministero degli Esteri turco, Tanju Bilgiç, ha confermato che l’esercito turco sta bombardando per il terzo giorno di fila le postazioni delle YPG nella Siria del nord: “Sabato, domenica e oggi abbiamo risposto nell’ambito delle nostre regole d’ingaggio”. Anche se USA e Russia riuscissero a trovare un accordo per il cessate il fuoco, ha continuato Bilgiç, la Turchia non ha intenzione di smettere di combattere “alcuna minaccia terroristica”.
Ma a questo punto, il sospirato cessate il fuoco rischia di rimanere solo un simbolo svuotato di ogni significato reale. Anche Mosca ha dichiarato nei giorni scorsi, e ripetuto oggi all’agenzia Interfax, che continuerà i raid contro i “terroristi” nella zona di Aleppo.
Il ministero degli Esteri russo ha condannato i bombardamenti turchi delle postazioni curde, equiparandoli a un “manifesto sostegno al terrorismo internazionale e alla violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU”. E il comunicato pubblicato oggi torna ad accusare la Turchia di “favorire la penetrazione illegale di forze fresche jihadiste e mercenari armati in Siria”.
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