Non ci sono solo le emissioni di gas serra all’ordine del giorno dei potenti riuniti a Parigi per la conferenza sul clima organizzata dall’ONU.
Oggi il presidente degli USA Barack Obama ha incontrato di persona il suo omologo russo Vladimir Putin. I due hanno discusso a margine del vertice, dove Obama, in qualità di “rappresentante della prima economia mondiale e del secondo inquinatore”, si è detto pronto a impegnarsi per “cambiare il futuro qui e adesso”. Oltre alle questioni ambientali, si è parlato della guerra civile in Siria, che dura ormai da quasi cinque anni, e della crisi ucraina.
Oltre alle prevedibili dichiarazioni sulla necessità di fare progressi nei negoziati, a Vienna come a Minsk, e sulla desiderabilità di soluzioni politiche dei conflitti, quel che è emerso è che l’atteggiamento dell’amministrazione USA non si smuove dalle posizioni già note.
Secondo quanto ha riferito la Casa Bianca alle agenzie di stampa, Obama ha ripetuto a Putin che per risolvere il conflitto è indispensabile che il presidente Bashar al-Assad si faccia da parte. L’altro pilastro della versione di Obama è la necessità di “concentrare gli sforzi militari contro l’ISIS e non contro l’opposizione moderata”, più volte obiettivo di azioni militari russe.
Ma nemmeno Putin, da parte sua, ha fatto alcun passo indietro: il presidente russo ha confermato a Obama che a Parigi non incontrerà il suo collega turco, Recep Tayyip Erdogan. Lo ha annunciato l’ufficio stampa del Cremlino alle agenzie. La presenza di entrambi i capi di Stato al vertice aveva fatto sperare in un colloquio in cui affrontare la questione dell’abbattimento del jet russo al confine tra Siria e Turchia che ha fatto calare il gelo diplomatico fra Mosca e Ankara.
Nel frattempo, la CNN ha affermato che Salah Abdeslam, l’unico superstite del commando responsabile degli attentati di venerdì 13 novembre a Parigi, sarebbe riuscito a rifugiarsi in Siria. L’emittente americana cita due fonti, una “vicina alle indagini”, l’altra legata all’antiterrorismo francese. A dare la notizia per primo era stato due giorni fa il quotidiano belga Het Laatste Nieuws.
Della lotta al terrorismo oggi ha parlato anche il presidente francese François Hollande, che l’ha messa sullo stesso piano del cambiamento climatico fra le “sfide che dobbiamo affrontare” per consegnare “un pianeta sostenibile” alle generazioni che verranno.
Sulle modalità della lotta però l’accordo è lontano. Un rapporto pubblicato oggi da due organizzazioni per la tutela dei diritti umani – tra cui il Minority Rights Group International, che si occupa dei diritti delle minoranze etniche, linguistiche e religiose – ha provato a contare le vittime civili dei bombardamenti contro l’ISIS in Iraq e Siria nell’ultimo anno, e ne ha stimato il totale in quattromila. L’indice è puntato soprattutto contro l’esercito iracheno, che avrebbe provocato la morte di circa 2800 persone in “bombardamenti indiscriminati”. Ma anche le due coalizioni internazionali, guidate da USA e Russia, hanno sulla coscienza “centinaia” di vittime collaterali. Numeri che probabilmente andranno aggiornati l’anno prossimo, se, come sembra in questi giorni, gli Stati europei decideranno di seguire la strategia della Francia e unirsi ai bombardamenti contro l’ISIS.
F.M.R.
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