Aumentano di 3 miliardi di euro le sofferenze bancarie lorde, un incremento del 22% su base annua. Questo il dato diffuso nel rapporto mensile dell’Abi, che ha specificato anche come le sofferenze nette siano passate da 79,5 a 81,4 miliardi di euro, con una rischiosità in crescita.
Nello specifico, il rapporto chiarisce come “le sofferenze lorde sugli impieghi è del 9,3% a settembre 2014 (7,5% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 15,6% per i piccoli operatori economici (13,2% a settembre 2013; 7,1% a fine 2007), il 15,4% per le imprese (12% un anno prima; 3,6% a fine 2007) ed il 6,7% per le famiglie consumatrici (6,2% a settembre 2013; 2,9% a fine 2007)”.
La crisi continua dunque a farsi sentire sul sistema bancario, che negli ultimi anni ha visto più che raddoppiare le sofferenze sia in termini di affidati che di ammontari. Sempre stando ai numeri dell’Associazione, gli affidati sono passati da 593.820 del 2008 agli oltre un milione e 200 mila del giugno scorso, mentre in termini di ammontari si passa da 41 miliardi a 162,5.
Anche l’erogazione dei prestiti a medio e lungo termine viene penalizzata dalla diminuzione, su base annua, della raccolta a medio e lungo termine tramite obbligazioni. Questa ad ottobre 2014 diminuisce del 12,7%, per un valore assoluto di oltre 66 miliardi di euro, mentre aumentano i depositi di quasi 31,5 miliardi rispetto al 2013. Ancora una volta, spiegano da Palazzo Altieri “l’andamento della raccolta complessiva (depositi da clientela residente + obbligazioni) registra ad ottobre 2014 una diminuzione di circa 34,8 mld di euro rispetto ad un anno prima, manifestando una variazione su base annua di -2% (-0,8% a settembre)” considerato che si risente “della dinamica negativa della raccolta a medio e lungo termine”.
Si registra anche una contrazione dei finanziamenti alle imprese, che scendono ai livelli di febbraio 2011. I tassi di interesse sui prestiti “si sono assestati in Italia su livelli ancor più bassi, in virtù della progressiva riduzione dei tassi BCE”. Il tasso medio “sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni” è sceso “al 2,92% (2,99% il mese precedente e segnando il valore più basso da novembre 2010; 5,72% a fine 2007)”, mentre il tasso medio sulle “nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è ridotto al 2,82% (il valore più basso da febbraio 2011) dal 2,97% di settembre 2014 (5,48% a fine 2007)”, facendo assestare il tasso medio totale al 3,72%.
Per il presidente di Mps Alessandro Profumo “è un miracolo che abbiamo solo quell’ammontare di sofferenze”.
Profumo, a margine del 120esimo consiglio nazionale del Fabi, il principale sindacato dei bancari, che si è aperto oggi a Roma, ripone le speranze in un 2015 positivo, anche se “siamo legati all’ andamento del Pil”, e ha inoltre ricordato come ogni anno la banca accantoni “perdite su crediti” di “pmi in sofferenza”.
E proprio durante il consiglio nazionale, si è discusso di rinnovi dei contratti dei dipendenti delle banche. Sempre Profumo, responsabile del comitato affari sindacali dell’Abi ha ricordato come siano state poste delle condizioni ai sindacati per il rinnovo del contratto, tenendo conto del fatto che “la dinamica del costo del lavoro” deve essere “correlata all’inflazione” eliminando voci “che lo rendono insostenibile”. Lando Sileoni, segretario generale del sindacato, chiede un radicale cambio di atteggiamento. “Se i banchieri continueranno ad adottare la linea intransigente – ha spiegato – si dovranno assumere la responsabilità di un’eventuale rottura del tavolo di confronto, davanti ai lavoratori e all’opinione pubblica”.
Sulla pregiudiziale del blocco del costo del lavoro Sileoni rilancia proponendo “ai banchieri di dare l’esempio diminuendo del 30% gli stipendi di quei 300 super-manager che guadagnano in media 1,9 milioni l’anno”. Un gesto, secondo il segretario Fabi “di grande sensibilità sociale”.
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